Gratitudine
Esercitare la gratitudine non è
dire grazie e basta per quello che si ha, ma dire “grazie perché …” solo dopo
aver osservato il problema da un’altra prospettiva e avere scovato un aspetto
positivo. E spesso questo corrisponde nel formulare un pensiero contrario a
quello che di solito viene formulato.
La vita è fatta di momenti
negativi, positivi e momenti neutri. In genere quest’ultimi sono quelli che
precedono l’avvento dei primi due. I tipici momenti nei quali si dovrebbe stare
all'erta anche se non servirebbe a niente comunque.
L’esercizio di formulare pensieri
di gratitudine, naturalmente, è un esercizio che presenta gradi di difficoltà
diversi a seconda di chi dovrà svolgerlo. Un’ottimista o un fortunato
ringrazierebbero sempre e comunque, senza prendersi la briga di osservare la propria
vita da una prospettiva differente. Cosa che sarebbe sbagliata, fra l’altro, ma
l’ottimista è una persona che piace a tutti, non ammorba la vita degli altri
con i suoi problemi. Sorride sempre, ha bei denti, un bel sorriso, un’auto
nuova, una casa a zero impatto ambientale. Ha due figli educatissimi e una
moglie sempre perfetta (o un marito amorevole). Se arrivasse scendendo dal
cielo con un ombrello sarebbe perfetto. No. L’ottimista non va bene. Mettiamolo
da parte.
L’esercizio della gratitudine per
un pessimista è un esercizio arduo. Il pessimista ha anni di esperienze
negative alle spalle che lo hanno reso tale e chiavi di lettura per niente
rosee, di problemi e impedimenti. Come fa un pessimista a modificare
prospettiva? Non lo fa. Perché ormai è andato. L’idea lo potrebbe incuriosire,
potrebbe addirittura entusiasmarlo, ma al primo intoppo (che si verificherà
nell’attimo esatto in cui deciderà di applicarsi) manderà tutto all'aria
giustificando tutto quanto con la frase che gli viene più facile pronunciare: “Lo
sapevo”.
Un ottimista e un pessimista
fallirebbero, ma per motivi diversi. Vorrei fallire da ottimista, ma appartengo
alla seconda categoria e da un po’ mi chiedo se davvero si può cambiare. Uscire
dai confini noti e avere il coraggio di guardare le cose con occhi diversi.
Anche i problemi.
Avevo provato il gioco dei dieci
minuti. Una volta al giorno, per dieci minuti, bisogna fare qualcosa di
diverso, qualcosa che solitamente non faremmo mai. Avevo provato sulla mia
pelle che sì, uscire dal noto porta un po’ a sentirsi disorientati, ma è una
vertigine eccitante. Poi ho smesso. Perché io ho una capacità di impegno pari a
zero. Parto a razzo, mi entusiasmo, produco idee, mi intaso di proponimenti
salvo poi tornare nel mio giaciglio perché tanto mi sono stancata di ripetermi “Lo
sapevo”.
Riusciamo a ritagliarci ampi
spazi di giornata per fare cose che non vorremmo fare. Che dobbiamo fare e per
le quali non mostriamo e non avremo mai alcuna attitudine. Eppure lo facciamo.
Ma quando si tratta di ritagliarci dieci minuti per noi, soltanto per noi
entriamo, almeno io lo faccio, nel pallone più assoluto.
Così, ho deciso di regalarmi del
tempo. Una volta al giorno, dieci minuti da dedicare anche a quello che sta
dentro di me e non solo fuori. Cercare di provare a cambiare il mio vecchio
punto di vista senza però incorrere nell’errore di modificarlo con un altro.
Cercando di non fossilizzarmi su nulla e mantenere la mia mente e la mia
attenzione elastiche. Sarà molto difficile per me, ma non ho molto da perdere,
se non dieci minuti al giorno del mio tempo. Inizio ad uscire dalla mia zona di
sicurezza e a dire pubblicamente (per quanto pubblico possa essere questo mio
blog) dove voglio arrivare.
Inizio dall’obiettivo numero uno.
Voglio dare vita al mio libro
illustrato. Voglio tirare fuori dai cassetti le bozze scritte e cancellate, i
disegni buttati giù e nascosti come le vergogne. I miei nuovi dieci minuti sono
questi che ho speso nel buttare fuori una cosa che ho sempre tenuto nascosta
dentro.
E pare che appena cliccato su “Pubblica”
non potrò rimangiare quello che ho scritto. Se cancellassi questo post, anche
per soli dieci secondi, il mio scopo l’avrei svelato. Per soli dieci secondi,
la mia vita l’avrei vissuta cambiando punto di vista. Nonostante tutto sarebbe
comunque un bel passo avanti.
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