E intanto il tempo se ne va
Il giorno del mio compleanno é arrivato. Non é che cambi nulla nella mia vita avere un anno in più o in meno. Non credo che diventerò più matura, più saggia, più buona. Niente di tutto questo.
L'unica cosa che il passare del tempo cerca di insegnarti é la rassegnazione.
Se riuscissi a rassegnarmi anche io forse vivrei più serenamente gli anni, i mesi, i giorni o i minuti che ho ancora a disposizione.
Io, però, non riesco a rassegnarmi. Sarei più malleabile se il punto nel quale mi trovo fosse la conseguenza di scelte mie anche se sbagliate. Invece, se inizio a scandagliare nel mio passato risulta palese che la mia vita é stata la sommatoria delle scelte sbagliate altrui.
Se adesso sono abbastanza grande da poter sbattere la porta e andare via, da piccola, come tutti gli altri bambini, sono stata abbastanza indifesa e debole da accettare la vita che mi hanno imposto gli altri.
La cosa più triste della mia infanzia é stato scoprire che quello che la mia famiglia, un tempo per me modello per le famiglie altrui, altro non era che una coesistenza fra persone astruse dalla realtà e persone che accettavano di nutrirsi di rancore piuttosto che affrontare la reltà.
Adesso sono cresciuta anche se non mi piace molto la persona che sono diventata.
Da una parte sono fiera di me. Quello che sono e quello che posseggo é solo frutto delle mie forze, dall'altra parte vorrei essere meno invidiosa degli altri. Vorrei smettere di usarmi come termine di paragone per misurare la felicità altrui.
Non voglio però divagare.
Ogni compleanno, per me, diventa triste non perché divento più vecchia, ma perché i sogni che avevo accantonato li vedo allontanarsi sempre di più. I problemi del quotidiano bisogna affrontarli in tempo e il tempo a disposizione é sempre uguale.
Mi consolo pensando che anche oggi passerà come un giorno normale anche se, non é che mi abbiano mai festeggiato un compleanno.
Mi consolo guardandomi allo specchio. Per carità! non asserisco di essere bella come una dea, ma é piacevole osservarsi allo specchio e vedere che il tempo sembra non sia passato. Ho ancora la stessa faccia di venti anni fa. Una magra consolazione se paragonata a quello che vorrei e che non avrò mai, ma abbastanza soddisfacente quando capita di paragonarmi alle coetanee imbolsite, grasse e tarchiate...ma sicuramente più felici di me.
Tutta questa rassegnazione che hai dentro, la posso quasi toccare con mano da quanto la descrivi bene. Io non so quanti anni tu abbia, ma .. ma da quando hai smesso di combattere per i tuoi sogni? O meglio .. hai mai iniziato veramente? Ciao e a presto. :-)
RispondiEliminaCredo ci sia una linea di confine indistinguibile, a volte, fra l'essere realisti e l'essere rassegnati.
RispondiEliminaFinché mi ribello, dico quello che ho dentro, magari solo in un blog o sul diario personale, vuol dire che non mi sono rassegnata veramente, ma continuo a sperare che qualcosa cambi.
La cosa migliore fino ad oggi é che la mia voce non si sia trasformata ancora in lamento.
Mi odierei se solo scoprissi che vivo per lamentarmi.
A mio modo combatto, magari come Don Chisciotte, contro i mulini a vento, ma la sera quando sono da sola con me stessa riesco ancora a guardarmi in faccia senza provare vergona come tanti che si sono venduti in nome di qualcosa che avrebbero potuto ottenere comunque.