Dei fari e del mio faro



La foto che si vede sopra é stata scattata da me al "mio faro".
Non sono una brava fotografa come si può notare già dalla prima occhiata.
A mia difesa posso aggiungere che era una giornata di uggiosa pioggia autunnale che io adoro perché fa molto BRETAGNA.



Questo faro é diventato noto dopo una serie TV, prima non se lo filava nessuno, nemmeno gli abitanti facevano più caso a questa meraviglia.


Ora mi sento un pochino defraudata, sono addirittura gelosa della gente che arriva apposta per vedere il faro del telefilm.



Il "mio faro" é qualcosa di più. Molto di più della stupida celebrità acquisita grazie ad una serie TV. Lui c'era già prima, esisteva prima che io nascessi e che nascessero i mie genitori e addirittura i miei nonni.

Lui é sempre stato lì. Fisso, vigile, immobile, presente e nessuno si é mai curato di alzare il naso per rivolgergli uno sguardo, un mezzo sorriso, un saluto.
Lui ha sempre avuto la sua storia da raccontare, ma non ha mai interessato nessuno finché un giorno, grazie ad una collana di romanzi polizieschi, non é stato scelto questo luogo per girare un telefilm. Bello, ben interpretato per carità, ma non é grazie a ciò che ci si può ricordare di lui.

Vista l'attrattiva dei turisti vicini e lontani, la gente del luogo, l'amministrazione comunale e tutti quanti hanno deciso di rivalutare il luogo del "mio faro". Si sono accorti delle sue potenzialità e del riscontro economico, si sono accorti di lui solo per ingrossare le borse.

Io mi vergogno per loro e di loro.
Quasi ogni fine settimana mi metto in auto per andare a fare visita al mio faro. Mi siedo e lo osservo e scioccamente gli parlo.
Non sono riuscita mai a salire sulla lanterna, vuoi per la mia eccessiva timidezza, vuoi perché desiderare una cosa e struggersi per conquistarla é una sensazione bellissima e se riuscissi a salire su sarebbe tutto finito, oppure crescerebbe ancora di più il mio amore smisurato per lui.

Ogni fine settimana, da molti anni, mi curo di lui.

Come una mamma amorevole verso il suo bambino. Mi accorgo di una nuova crepa sull'intonaco, se i vetri della lanterna sono stati puliti bene, conto i tempi di accensione e di spegnimento della lanterna e sogno, come facevo da bambina, di viverci io in quel faro, di prendermene cura personalmente, ma poi torno a casa e per un breve tratto riesco ancora a vederlo, prima alla mia destra e poi dietro, dallo specchietto retrovisore, fermo e immobile e ciò mi rassicura.

Tornerò a trovarlo e lui sarà sempre lì e non si può dire lo stesso per molte altre cose.

Io tenevo a lui e ci tengo ancora, e il mio interesse é scevro da qualunque ritorno economico, ma così non é per la gente che vive in questa piccola città di mare.

Loro non amano il faro, amano quello che il faro, la piazzetta antistante, il piccolo lungomare che lo ospita, riescono a dargli.

Io lo adoro per motivi tutti più o meno scioccamente romantici. Ma si tratta di un romanticismo diverso da quello raccontanto nei romanzetti rosa.
Il mio amore per lui, e per tutti i fari del mondo, é innato dentro di me e con me é cresciuto. Non chiedete ad una persona innamorata i motivi per i quali lo é, non riuscirebbe ad elencarli e finirebbe per generalizzare.
Non chiedetemi perché amo i fari o finirei anche io con sciorinare ovvietà.
Accontentavi di sapere che li amo smisuratamente per quello che possa interessarvi.

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