Il segno che verrà

Continua il clima da fine estate, il mare é sempre più increspato, soffia un venticello fresco e costante.
Dalla finestra del mio ufficio non vedo né sento nulla di tutto questo. Davanti ho un gruppo di palazzi dalle finestre chiuse: si sono trasferiti tutti nelle loro case delle vacanze.
C'é un silenzio irreale qui, il pomeriggio. Ogni tanto il silenzio é spezzato dal volo di un uccello o dal rombo di un scooter che passa. Per il resto calma piatta.
Faccio fatica a tenere gli occhi aperti. Sogno una spiaggia, un telo da mare e io addormentata sopra. Se fossi a casa non riuscire a chiudere occhio, invece, seduta su questa scrivania, sembra che una balia invisibile mi stia canticchiando una nenia soporifera.
Ho lavato per tre volte la faccia con acqua gelida, ho bagnato i polsi e l'incavo delle braccia: nulla. Il sonno continua a prendere il sopravvento.
Ripercorro, come in un dormiveglia, le estati di quando ero ragazzina. Le ore del dopopranzo interminabili. Io che aspettavo impaziente l'ora del bagno e della passeggiata pomeridiana, che facevo da sola, in compagnia dei miei amici immaginari. Chissà dove sono, adesso, questi miei compagni di giochi. Chissà se tengono compagnia a qualche altra ragazzina timida e solitaria.
Avrei voglia di rivederli, ma mi trattiene la consapevolezza della mia veneranda età.
Se riuscissi a staccarmi da questo senso di vergogna che mi tiene allacciata alla realtà, mi ritroverei a vagare per le stradine della mia città, a chiacchierare con compagni di viaggio invisibili ad inventare storie, a trasformare muri di cinta in castelli, strade in ponti levatoi, cani per draghi e uccelli per cavalli volanti.
Avrei fatto bene a studiare per diventare una maestra d'asilo. Sarei dannatamente brava.
Invece leggo aridi numeri, interpreto norme, verifico calcoli sterili e non c'é spazio per la fantasia. E' tutto troppo reale.
Se ci fosse stato abbastanza tempo, se non avessi dovuto affrettarmi adesso sarebbe tutto diverso.
Sarei una maestrina in un paesino di poche anime, avrei un cane a tenermi compagnia, un caminetto acceso nelle fredde sere di inverno e lezioni da preparare, storie da inventare, compiti da correggere. Ma sarei felice. Avrei tanto tempo a disposizione per giocare con la fantasia, rifugiarmi in un libro di favole, coccolare la bambina che é sempre viva dentro di me.
Mi hanno rubato l'infanzia. Sono stata troppo sveglia e ho capito troppo in fretta e non c'era tempo, non c'è mai stato tempo per decidere.
In questi pomeriggi di estate mi fermo, ho tutto il tempo che voglio adesso, ma non so più come indirizzarlo. Nel cassetto ho ancora quei fogli, i moduli da riempire e uno spazio vuoto per la firma che suggellerebbe l'inizio del sogno, del mio sogno che adesso, sveglio più che mai, agita la coda.
Solo un segno, aspetto un solo piccolo segno e giro la chiave del cassetto che imprigiona il mio sogno. Un segno e lo libero, un segno e lo rendo reale, magari lo sciupo, ma lo rendo reale.
Ma in questo pomeriggio estivo pieno di silenzio, non riesco ancora a sentirlo il segno. Ho le orecchie piene di un silenzio ovattato.
Ma la mente é sveglia adesso, non ho più sonno. Ho tutti i sensi accesi in attesa del segno, se verrà!

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