La mia opera buffa


Spesso, per cercare di fare chiarezza in me stessa mi affido ai racconti della mitologia greca.

Con i dovuti distinguo, oggi ho indossato le vesti di Eris, la dea della discordia, che, offesa per non essere stata invitata ad un ricevimento di nozze, lanciò un mela d'oro sul tavolo degli invitati. Sulla mela c'era un messaggio: "Alla più bella".

Paride, suo malgrado, e con la sola colpa di essere l'uomo più bello, si trovò a dover decidere fra tre dee molto belle e importanti chi fosse la più bella.

Tutti conoscono la storia di Paride, di Atena, Era ed Afrodite. E' una storia semplice, semplice, ma se ne possono trarre infiniti significati. Alcuni più banali: gli uomini sono sempre i soliti idioti. Altri molto più profondi.

Eris ha un ruolo marginale nella storia e in tutti i racconti della mitologia greca, almeno in quelli che conosco. Eppure se non fosse stato per lei non ci sarebbe stata neppure la guerra di Troia, perché alla fine Paride sceglie Afrodite che le dona il cuore della donna più bella del mondo, Elena, già moglie di Menelao (e poi si dice che i tradimenti e i divorzi sono cose dei giovani d'oggi) con tutto quello che ne consegue.

Perché ho scelto di indossare i panni di Eris? Intanto mi sta simpatica. Alla fin, fine non é che avesse tutti i torti. Nessuno la voleva in giro, appunto perché causava discordia, figuriamoci durante un ricevimento di nozze. Così Eris ha agito come da sua natura e, ammettiamolo, se solo quella volta gli dei avessero scelto di averla con loro, si sarebbero risparmiati guai molto più grandi.

Anche se, nemmeno Eris poteva prevedere gli sviluppi della sua azione. Alla fine gran parte delle responsabilità sono di Paride e della sua scelta. Avrebbe potuto scegliere il potere, avrebbe potuto scegliere di essere un famoso guerriero e invece ha scelto da comune mortale. Ha scelto una donna. Già impegnata, fra l'altro.

Ultimamente io sono come Eris. Mi piacerebbe seminare zizzania. Vorrei solo scompigliare la vita di chi ha tutto sotto controllo, tutto garantito, tutto programmato, tutto noiosamente e vergognosamente spiattellato su un vassoio di argento e oro.

Forse perché vittima anche io (come Eris stessa, vittima del potere che le é stato donato) cerco riscatto cercando di torturare, anche solo nelle mie fantasie, chi più fortunato o più felice di me.

Eris avrebbe potuto ricevere in dono poteri meno complicati. Chissà quante volta si sarà trovata ad invidiare la bellezza di Afrodite o la sapienza di Atena. Invece le é toccato gestire un potere che la rendeva peggio di un'appestata.

E' la stessa cosa che mi chiedo io. Avrei potuto nascere in un luogo diverso, in una famiglia diversa, in un periodo diverso ed invece mi tocca gestire una vita che non mi piace con tutte le complicazioni del caso.

Alla fine, anche io come Eris, lancerò la mela della discordia?

Non lo so, ma ci penso ogni giorno di più.

E' difficile indirizzare i propri doni se questi sono doni faticosi.

Io ho il pessimo vizio di pensare troppo, di organizzare tutto quello che faccio, di pensare ai pro e i contro delle scelte che compio e alla fine mi scoraggio di fronte ai numerosi contro che mi si parano davanti. Perché come Eris io sono sola nelle mie decisioni. Perché come lei risulto scomoda.

Faccio un esempio, che poi é una delle cause scatenanti della mia insoddisfazione.

Per motivi non dettati dal mio curriculum scolastico, ho dovuto rinunciare all'università.

Ho iniziato a lavorare subito dopo il diploma. Prima facevo lavoretti saltuari, qualche lezione di doposcuola ai ragazzini delle medie finché non sono approdata dove lavoro adesso.

Mi dicevo. Solo quest'anno, poi racimolo qualcosina e mi iscrivo. Ogni anno l'obiettivo si allontanava per un motivo o per un altro. C'era sempre qualcosa di più urgente e di più importante da fare. Sempre le necessità degli altri prima delle mie. I programmi degli altri più imporanti e urgenti dei miei.

Così mi sono ritrovata alla mia veneranda età coccolando questo sogno che tale é destinato a rimanere.

Avendo capito, in casa, quanto ci tenessi e quanto poco abbiano fatto perché potessi farlo, adesso preferiscono calare le tende su questo palcoscenico, cercando di invitarmi ad assistere a spettacoli teatrali a me poco confacenti.

Quando cerco di fare qualcosa che mi piace. Quando porto a casa un piccolo successo che avrebbe potuto diventare grande se solo ne avessi avuto le opportunità cala un gelido silenzio e la mia voglia di sottolineare che se solo non mi avessero messo in secondo piano avrei avuto di più diventa scomoda.

Perché si preferisce tacere, fare finta di nulla, tanto oramai é tardi e in fondo non sto così male.

E' vero. Non sto così male. Tanta gente non ha un lavoro. Qualcuno non viene pagato abbastanza. Di questo non mi lamento. Però non sto bene.

Perché questa non sono veramente me stessa. Perché alla fine non si può recitare a teatro sempre la stessa parte. Sennò si smette di crescere. Ed é quello che succede a me.

Commenti

  1. cara lighea, potresti iscriverti all'inutile corso di laurea in scienze del governo :)
    no, davvero, a parte gli scherzi, perché non provi? ciao
    giancarlo

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