“Auguri a tutte le donne, da chi si mette ogni giorno nei loro panni”.
Slogan idiota, creato da una azienda di comunicazione per sponsorizzare una grande organizzazione cooperativa italiana.
Chi è che si mette o intende mettersi nei panni di una donna, se non la donna stessa, a volte anche malvolentieri? Un uomo non credo.
Trovo obbrobriosa l’intenzione di fare apparire le donne come super eroi (o meglio, eroine) solo per un paio di periodi l’anno: la festa delle donne e quella della mamma. Per i rimanenti 363 giorni (o 364 visto che il 2008 è un anno bisestile) le donne ritornano ad occupare il ruolo che la società impone loro da anni. Complementi di arredo.
Hanno dovuto imporre una percentuale di donne in politica. Una forzatura necessaria per permettere alle donne di occupare un ruolo che da una vita è stato tutto maschile. In questo modo, loro, gli uomini (e ahimé, le donne stesse) si abitueranno alla cosa. Un po’ come chi è allergico ad un alimento. O come chi vuole rendersi immune ad un veleno. Piano, piano, la somministrazioni di piccole dosi dell’elemento incriminato e l’organismo si abitua sviluppando gli anticorpi.
Ma le donne in politica è l’ultimo dei miei crucci. Io leggo, anche in chi si crede aperto, una resistenza di fondo nel credere la donna capace di fare tutto. Quello che mi urta è vedere le donne per prime non avere fiducia in loro stesse.
Da piccola ascoltavo mia mamma e mia zia chiacchierare e spesso sentivo dire da una di loro: “Non è un lavoro da donna”; “Per una donna è diverso”; “Andare così lontano, una povera donna da sola”. Queste donne me le immaginavo mezzo rimbambite. Sarà per questo che ho sviluppato un insano femminismo?
Anche adesso che le donne sembrano a prima vista più emancipate noto che rimangono ancora alcuni tabù.
Allora si dovrebbe fare come in politica. Forzare anche in altri campi, imporre la presenza delle donne, ma sento che non sarebbe una conquista. Le conquiste si sudano, ma devono avvenire in modo naturale.
Odio le donne che festeggiano l’otto Marzo e per il resto dell’anno ritornano nel loro angolino. Mica siamo Santi che si portano in processione per la ricorrenza! Come faccio a spiegargli che la libertà non è andare a mangiare fuori, starnazzando come galline, per una sera soltanto, ma quello che devono pretendere è il rispetto per quello che sono e che fanno? E non sopporto neppure quelle che invece cercano di scimmiottare, e pure male, i maschi. Finiscono per assomigliare a fenomeni da baraccone.
Nonostante tutto, se dovessi rinascere, rinascerei donna. Mi spiace quando veniamo sottovalutate, usate, svalutate, ma non ho mai pensato che sarebbe stato più facile nascere uomo. E’ debilitante venire sezionate dagli sguardi di uomini che non hanno nemmeno la lucidità di guardare loro stessi, a loro volta grassi, flaccidi, pelosi, stempiati, calvi, cadaverici. Perché mai dovrei passare la maggior parte dell’anno a spalmarmi di creme rassodanti, impacchi ricostituenti per capelli, sotto lampade per avere il colorito perfetto in attesa che arrivi l’estate per farmi guardare da uomini mezzo ippopotami e mezzo scimmie o da super belli palestrati totalmente rimbambiti? Perché dovrei spendere i miei soldi in riviste femminili che in una rubrica vantano la bellezza interiore e la pagina dopo mi impongono di dimagrire, tingermi i capelli, cambiare look per assomigliare alle star di Hollywood?
Piuttosto che inseguire miti irraggiungibili, chimere, modelli impossibili (anche per vistose carenze fisiche) preferisco prendermi cura di me perché mi rispetto, perché mi voglio bene e basta.
Spero solo di poter leggere, un giorno, uno slogan che omaggi le donne e non le corteggi con questi metodi manichei.

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