Più tempo passa e più mi convinco che non siamo un popolo di bacchettoni, ma che ci piace diventarlo a seconda delle convenienze.
Ultimamente qualcuno è diventato sensibile sull’argomento aborto e sulla famosa legge 194. Argomenti vecchi come il mondo, ma che in prossimità delle elezioni diventano di grande attualità e molto appetibili per quelli che contano sull’appoggio della grande madre chiesa.
Mi riferisco a tutte quelle persone laiche, che rappresentano e dovrebbero rappresentare uno stato laico, ma che per tornaconto personale, salgono sul pulpito predicando probabili inferni e supplizi e pene che ci verranno inflitte se non si pone un freno a questa pratica orrenda.
La gente che ascolta cosa fa? Oscilla da una parte all’altra come una bandiera al vento. Non si sbilancia, non prende posizioni, non cerca di informarsi, approfondire. Recita a memoria le frasi che ha appena sentito dire, gli occhi vitrei come bestie imbalsamate.
Questo mi fa rabbia. Odio questa strumentalizzazione dei fatti e delle cose. Questa usanza cha ha preso piede di seminare terrore, di convincere la gente che dietro la porta di casa ci stia nascosto il mostro pronto a divorare. A volte sembra di essere tornati in pieno medioevo.
Volendo passare ad un argomento più lieve, mi viene in mente il film Caos Calmo che sono andata a vedere domenica pomeriggio.
Arrivata al cinema, ancora prima che iniziasse il film alcune signore sedute dietro di me hanno iniziato a discutere sulla fantomatica scena di sesso della quale si è tanto parlato, più della qualità del film in se stesso aggiungerei pure. Mi è salito il dubbio che fossero lì solo per quello. Magari avrebbero fatto meglio ad affittare un film hard e vederlo a casa accomodate sul loro bel divano. Ma tant’é.
Il primo tempo è andato avanti senza intoppi. Durante il secondo tempo iniziano i sussurri delle signore della fila di dietro, ai quali si aggiungono quelli dei signori davanti. Si sentivano sottofondi del tipo “ora, ora, la scena è ora”. Quando la scena fatidica è arrivata, ancora mi aspettavo che arrivasse, nel senso che non si è visto niente di mai visto, non è stata scabrosa come era stata annunciata e non l’ho trovata nemmeno volgare. Comunque, le stesse signore scandalizzate, hanno passato il resto del film a chiedersi se Moretti e la Ferrari si sarebbero incontrati di nuovo. Chissà perché?
Forse, parafrasando Moretti, volevano continuare a farsi del male?
Ieri sui giornali ho letto gli sfoghi della Chiesa su questa benedetta scena. E che sarà mai? Se si accende la TV non è difficile imbattersi in scene molto più peccaminose, in frasi spinte, signore discinte che parlano con i WC e aggiungo pure che i famosi film natalizi, pensati per le famiglie, sono infarciti di zozzerie. Chissà perché bisogna prendersela sempre con le cose di qualità.
Il film è stato bello, gli attori bravi e mi chiedo perché Moretti dovrebbe fare un passo indietro, scusarsi pubblicamente per quella scena dura. Che idiozia. Penso che qualcuno di questi benpensanti dovrebbe scusarsi ogni giorno di cose molto più gravi che mostrare il sedere alla telecamera. La grande madre chiesa, però, i suoi peccati li nasconde, non chiede mica perdono.
Un’altra cosa sulla quale ho riflettuto in questi giorni di latitanza è il divario fra vecchio e nuovo. Ieri se ne parlava come se una cosa dovesse necessariamente escludere l’altra. Il nuovo non può esistere se non impara dal vecchio e il vecchio non può esistere per sempre perché ogni cosa è destinata ad avere un inizio ed una fine.
Non sono d’accordo però, quando si dice che deve essere il vecchio a trainare il nuovo. Il nuovo è solo nuovo non è mica impedito. La forza trainante ce la dà la passione che mettiamo nelle cose, in ogni cosa che facciamo. Il vecchio è l’esperienza, ma non è detto che il nuovo sia per forza di cose innovazione.
Il nuovo ha bisogno di crescere e imparare. E ogni nuovo fa storia a sé. Il nuovo accusa il vecchio di impedirgli la strada. Il vecchio accusa il nuovo di non sapere neppure quale strada intraprendere. A volte penso che il vecchio abbia ragione.
Il nuovo che vedo davanti non è entusiasmante, salvo rare eccezioni. Posso rappresentare il nuovo, ma non per questo essere il futuro, potrei pure essere l’elemento che porta alla distruzione. Non sempre il nuovo è bene.
Credo sia necessario non schierarsi contro una categoria a favore dell’altra. Bisogna rappresentare sé stessi e basta, ma prima ancora di rappresentare sé stessi sarebbe bene avere le idee chiare, le giuste domande da porre. Odio chi apre bocca solo per il piacere di parlare. E qualcuno, molti ahimè, soffrono di questo male.

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