Auguri
Oggi ho ricevuto un bel po’ di e-mail nelle quali mi si augurava una buona pasqua e tanta felicità.
Io non credo alla felicità come condizione eterna dell’uomo. Accadono fatti che ci allietano la vita, ma hanno vita breve. Tante piccole gioie distribuite durante tutto il corso della vita di un uomo sono meglio della perenne e affannosa ricerca della felicità.
Io non sono felice. Io aspiro alla serenità, ma anche in questo caso è difficile rimanere sereni per sempre senza cadere nella rassegnazione, soprattutto se si è tendenti ai tumulti interiori.
Io sono un cavaliere errante alla ricerca della sua battaglia, per adesso non ho incontrato nessuno durante il mio cammino. A volte temo di arrivare vecchia alla meta e quindi senza forze per combattere. Mi sento un elemento estraneo al contesto nel quale vivo: fuori tempo, fuori luogo, un oggetto spaiato.
A volte mi illudo di incontrare altri cavalieri erranti come me, ma poi mi accorgo che a differenza di me si adattano bene in ogni situazione. Sono come le camice bianche: adatte per ogni occasione.
Magari con me blaterano sulle condivisioni di interessi, sulle profondità delle anime, sulla necessità dell’approfondimento e invece sono re e regine dell’effimero.
Sono incline alla malinconia, quella che porta ad arroccarsi e guardare tutto il resto in prospettiva. Io non mi lagno mai, insomma, quasi mai e non più di altri, non passo i giorni a piangermi addosso. Riesco anche io ad essere lieve, allegra, sorridente, ma non riesco però a fare tacere il senso di vuoto che provo alla fine della commedia.
Io non credo alla felicità come condizione eterna dell’uomo. Accadono fatti che ci allietano la vita, ma hanno vita breve. Tante piccole gioie distribuite durante tutto il corso della vita di un uomo sono meglio della perenne e affannosa ricerca della felicità.
Io non sono felice. Io aspiro alla serenità, ma anche in questo caso è difficile rimanere sereni per sempre senza cadere nella rassegnazione, soprattutto se si è tendenti ai tumulti interiori.
Io sono un cavaliere errante alla ricerca della sua battaglia, per adesso non ho incontrato nessuno durante il mio cammino. A volte temo di arrivare vecchia alla meta e quindi senza forze per combattere. Mi sento un elemento estraneo al contesto nel quale vivo: fuori tempo, fuori luogo, un oggetto spaiato.
A volte mi illudo di incontrare altri cavalieri erranti come me, ma poi mi accorgo che a differenza di me si adattano bene in ogni situazione. Sono come le camice bianche: adatte per ogni occasione.
Magari con me blaterano sulle condivisioni di interessi, sulle profondità delle anime, sulla necessità dell’approfondimento e invece sono re e regine dell’effimero.
Sono incline alla malinconia, quella che porta ad arroccarsi e guardare tutto il resto in prospettiva. Io non mi lagno mai, insomma, quasi mai e non più di altri, non passo i giorni a piangermi addosso. Riesco anche io ad essere lieve, allegra, sorridente, ma non riesco però a fare tacere il senso di vuoto che provo alla fine della commedia.
Ode al giorno felice
(P. Neruda)
Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.
Camminando,dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.
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