Docere et Probare

Miei cari ingegneri,
sapere di essere il vostro angelo custode, il faro (e già qui andiamo meglio) che rischiara i vostri bui mentali, non me ne importa nulla.
La verità è che siete dei veri e propri lumaconi. Il fatto che mi riempiate di complimenti dalla mattina alla sera, che mi inviate gli auguri di natale, pasqua (e qualcuno mi invia pure gli auguri per San Valentino) non mi restituisce il tempo che impiego, spesso inutilmente, per voi.
La verità è che spesso preferite chiedermi se fa bel tempo, se ho iniziato a fare i primi bagni al mare, se sono sposata o fidanzata piuttosto di stare a sentire cosa ho fatto per sistemare le porcherie da voi create.
Perché avete il dono di creare complicazioni, pastrocchi e ingarbugliamenti anche sulle cose più semplici. Tanto avete a disposizione la fatina buona che con un colpo di bacchetta vi risolve i guai, ma chi risolve i guai della fatina?
Se impiegaste più tempo ad ascoltare quello che vi dico e meno ad interrompermi per elogiarmi, invitarmi a cena, chiedermi se sono più dolce del cioccolato che produciamo nella mia città, qualche mio guaio si risolverebbe.
Mi sono resa conto che la maggior parte del mio tempo lo dedico a voi, vi devo accudire, coccolare, indicare il giusto cammino. Io non sono il vostro spirito guida, accidenti! E devo essere sempre cortese, disponibile, sorridente. Più ci penso e più mi convinco che mi impegnate più voi di quanto potrebbe farlo, se lo avessi, un bambino. Sarà per questo che il mio desiderio di maternità è latitante?
Lo ammetto, in parte è colpa mia: vi ho viziato troppo, sono stata troppo presente e adesso il guaio è che non posso costringervi a camminare con le vostre gambe, il metodo è piaciuto ed è diventata la regola. Diciamo che mi sono data la zappa sui piedi! Ed io che mi credevo un tipo sveglio, non potevo prevederlo?

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