La vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo. Bisogna prestare attenzione però a non sorridere troppo perché potrebbe arrivarti all’improvviso una bella bastonata sui denti.
La seconda parte della frase mi è venuta in mente stamattina guardando le facce di due soggetti sui primi manifesti elettorali attaccati ai muri della mia città. Chiamarli manifesti è piuttosto riduttivo, sono delle vere e proprie gigantografie. Della stessa foto esiste la versione mezzo busto e quella a figura intera (o meglio, a figure intere). La seconda versione è quella che mi piace di più. La foto è talmente allungata che i personaggi raffigurati mi hanno fatto pensare ad un personaggio di un cartone animato che guardavo da ragazzina: Papà Gambalunga.
E’ adesso che inizia il vero divertimento: la lettura degli slogan sui manifesti elettorali. Capeggia in lista la solita fase trita e ritrita: costruiamo assieme il futuro. Se il mio futuro deve andare a finire nelle mani di gente che non riesce a compiere lo sforzo di inventare una frase meno abusata, mi preoccupo abbastanza.
Quando ero alle medie, il vice preside della mia scuola si è candidato alle comunali. Lo slogan era: Non chi, ma lui. Chissà perché durante la ricreazione mi è venuta la felice idea di ritoccare uno dei suoi santini elettorali invertendo la frase in: Non lui, ma chi? Risultato: ramanzina da parte del soggetto leso riguardo al fatto che i miei genitori avrebbero dovuto impiegare più tempo ad insegnarmi l’educazione.
Non è che avessi inventato l’uovo di colombo. Non è che io sia stata geniale. Non sono stata il precursore dei manifesti taroccati degli ultimi tempi. Era lo slogan ad essere idiota, o meglio, lo slogan era stato creato da un idiota.
Rispetto le seicento candidature dell’anno scorso quest’anno dovrebbe essere diverso. Meno facce di sicuro, in quanto a sostanza avrei i miei dubbi.
Questo sabato, a colazione, il mio consigliere preferito nonché assessore, sbraitava al telefono sottolineando nomi e cognomi. Erano le otto del mattino, non si sentiva volare una mosca, ma cosa avrà mai avuto da sbraitare tanto. Non è che stesse parlando con qualcuno dall’altra parte del continente. No. Sembrava di stare al mercato del pesce, solo che di pesce ce n’era uno solo, lui, il grande baccalà.
A tutti questi che iniziano a smaniare per occupare la poltrona vorrei veramente insegnarglielo il significato della parola che sciorinano ad ogni pié sospinto: RINNOVAMENTO.
Ad esempio, questo bel soggetto non ce l’ha un lavoro? Dei figli da accompagnare a scuola? Un cane da portare a fare pipì?
Io ci spero veramente nel rinnovamento, ma vedo pure, ad onor del vero, che in mezzo al rinnovamento nel quale credo, continuano a starnazzare i soliti capoccioni, i testoni, gli arroganti, i muli. Hai voglia a rinnovare con questi gechi attaccati ai muri, con questi soggetti imbalsamati e tarmati in mezzo ai piedi. Bisognerebbe buttarli fuori dalla finestra come Concetta buttò il cane Bendicò ne Il Gattopardo.
Non mi resta altro che assistere come e se vincerà veramente la meritocrazia. Sperando in questa ventata di aria fresca che se si presenta un’estate calda come quella dell’anno passato, ne avremo veramente bisogno. Intanto riscaldiamoci dagli ultimi freddi invernali con una bella cioccolata calda, sta arrivando l’eurochocolate mi pare, oppure no?

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