Di necessità virtù

Sono immensamente felice: un deputato regionale e due nazionali della mia città. Adesso sì che lavoreranno per il mio bene. Oh! Me ne piacesse almeno uno. Comunque non è più tempo per piangersi addosso, adesso bisogna essere costruttivi e non intendo nel senso edilizio del termine (e anche in questo caso ci sarebbe da dire molto …)
Determinante nei risultati, si dice, è stata la possibilità del voto disgiunto. Io non contesto questo, ma il metodo con il quale è stato applicato. Come si fa a votare per una lista ed esprimere la preferenza ad un candidato della lista opposta? Insomma, o sono scema io a rimanere convinta che la politica deve essere per prima cosa la rappresentazione se non di tutti, almeno in parte, dei valori nei quali si crede, o questa possibilità in mano a gente qualunquista è un’arma pericolosa. Infatti si è visto dai risultati.
E mi tocca leggere pure che se al potere si trova adesso Berlusconi la colpa è di Veltroni che ha messo da parte la sinistra arcobaleno, quando, nemmeno qualche mese prima, era colpa del governo del centro sinistra se era caduto perché aveva con sé la serpe in seno e cioè: la stessa sinistra estremista. Mah, mi pare la canzone … Tu lavori e ti tirano le pietre, non fai niente e ti tirano le pietre.
A livello locale, uno di quelli che è salito sul carro dei vincitori si è fatto carico di mantenere le promesse che si è lasciato sfuggire durante la sua campagna elettorale (non quella alla luce del sole, ma quella che io ho chiamato in un mio precedente post: il sottobosco). Le trovo promesse ai limiti della legalità e non dico altro, ma di una cosa sono sicura: starò con gli occhi aperti e le orecchie all’erta. Al primo sospetto di strane assunzioni, concessioni, promozioni o quant’altro a scapito degli aventi diritto non resterò a guardare scrollando il capo. Non è più tempo di stare zitti. Bisogna avere il coraggio di denunciare i soprusi anche a costo di rimanere la sola voce fuori dal coro.
A malincuore accetto il risultato. E’ stata una scelta democratica (sciagurata, ma democratica). Torno a ribadire che stavolta mi sento in pace con me stessa. Ho fatto la mia parte, non sarò stata determinante, ma stavolta sono stata attrice e non semplice spettatrice.
Ora bisogna lavorare, produrre, far girare l’economia. L’Italia diventerà una specie di azienda? Tanto al sud rimarremo parassiti come sempre, continueremo a comportarci come i cani si comportano quando i padroni stanno a tavola. Agiteremo impazienti e speranzosi la coda aspettando che cadano le briciole. Fino a quando qualche accalappiacani non deciderà di rinchiuderci tutti quanti con la trinacria appuntata al braccio e un numeretto tatuato sul polso!
Evvabbé andiamo avanti.
La mia collega è tornata dal viaggio. Proprio oggi che avrei avuto un valido aiuto a smaltire le telefonate ne riceviamo solo quattro: il destino si diverte a prendersi beffa di me. Ma tanto prima o poi lo frego. Cosa gli avrò mai fatto di male? E’ stata la punizione per non aver aperto il portone alla zia domenica sera?
Lo so che è una cosa che non si fa, che se la facessero a me APRITI CIELO!!! Ma giuro che proprio non mi andava di parlare, stare ad ascoltare, fare gli onori di casa. Questa zia, poi, è zia più di nome che di fatto e porta in eredità uno zio che definirlo ingombrante è già generoso. Così, avendo avuto una settimana lunga e pesante su ogni fronte, quando, domenica sera, ho visto lei al videocitofono mi sono sentita mancare. Non è che non ho spinto volontariamente il bottone del citofono per aprire il portone, ho semplicemente temporeggiato. Dalla cucina al corridoio di casa ci saranno al massimo otto passi, e li ho fatti tutti quanti, ma piano, piano, lentamente. Volevo evitarmi il fiatone. Così, quando sono arrivata, lei stava già andando via. Era quasi arrivata in auto, dove lo zietto l’aspettava. Era quasi salita, mica potevo richiamarla e scomodarla per farla tornare sui suoi passi. E’ anzianotta, poteva affaticarsi. Così sono rimasta a guardare, sullo schermo del videocitofono lei che risaliva e andava via.
Il mio fidanzato mi ha guardato, per dirla alla Camilleri, strammato. “Ma non hai sensi di colpa?” mi ha chiesto. Gli ho risposto di no, che tanto ne avrei pagato le conseguenze. Difatti, ho già iniziato e non le sto pagando nemmeno a rate.
Ecco perché devo necessariamente trasferirmi al più presto a casa mia, anche se incompleta. Lì di visite sgradite non ne riceverò di sicuro, ma ora che ci penso, devo munirmi di videocitofono altrimenti come faccio a selezionare la gente a cui dare il benvenuto da quella a cui dare il benservito?

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