Gita al FARO

Posso affermare con certezza che il risultato finale é stato all'altezza dell'aspettativa. Mi riferisco alla mia gita al faro. E' stato un sabato fantastico.
Venerdì scorso, vigilia della mia spedizione, sono andata a dormire stranamente calma, salvo svegliarmi nelle prime ore della mattinata di sabato con un grosso macigno sullo stomaco. Macigno che mi sono portata dietro fino a quando il mio dito indice non ha
premuto sul campanello del comandante. Poi tutto é andato a meraviglia
Dal mio colloquio telefonico mi figuravo il comandante come una persona poco propensa a darmi retta e che si é vista costretta a concedere il suo tempo per soddisfare un mio capriccio, invece si é rivelata una persona simpatica, mite, competente e molto disponibile. Ammetto che io non sono stata la solita io. Sembravo un'altra persona: sorridente, piena di domande da porre, attenta, cordiale, totalmente a mio agio.

Il comandante ha capito la mia impazienza e mi fa fatto salire su per la torre, riservando la visita all'edificio sottostante per dopo. Il faro di Cozzo Spadaro é molto bello, sia da un punto di vista architettonico che per la sua posizione. Trattandosi di un faro di altura domina la parte sud-orientale della Sicilia. E' alto 36,50 metri e ha un piano focale di 83 metri sul livello del mare quindi é visibile da una distanza notevole, anche se ci si trova in pieno giorno. E' stato costruito nel 1864 ed é il numero 2918 nell'elenco dei fari italiani. La forma del faro é ottogonale e la base é visibile non appena si entra dal basso edificio che gli corre tutto attorno. La lanterna ha un diametro di circa tre metri, apparato ottico di Fresnel e inoltre é corredata da prismi deflettori che proiettano la luce in alto perché il faro viene usato pure come segnalamento aereo. Dimenticavo: il sistema é ad ottica rotante con:
  1. 0.2 secondi di luce e 2.8 secondi di eclissi,
  2. 0.2 secondi di luce, 2.8 secondi di eclissi
  3. 0.2 secondi di luce con 8.8 secondi di eclissi
Per un periodo di 15 secondi .
Ma questi sono dati tecnici che possono interessare solo un appassionato come lo sono io, al resto dell'umanità sembreranno solo numeri.
Per toccare con mano e accarezzare con lo sguardo la lanterna ho percorso ben 165 scalini di una scala a chiocciola in pietra dura dipinta di bianco e nero, mi sono affacciata dalla terrazza dove si poteva toccare con mano l'Isola di Capo Passero e peccato che c'era foschia altrimenti sarebbe stata altrettanto visibile l'Isola delle Correnti. Il comandante mi ha indicato pure il punto da dove si scorgeva, nascosta dalla nebbia pure l'Etna. Inutile dire che il paesaggio che si vede da lassù toglie il fiato. Il comandante é stato talmente gentile da accendere la lanterna per me, spiegarmi la parte meccanica (anche se ero abbastanza preparata). Mi ha raccontato di quando il faro funzionava ancora meccanicamente con un sistema ad orologeria e si doveva caricare ogni sei ore, si dovevano portare su le bombole per alimentare la lanterna e ho immaginato la fatica che si doveva provare a salire per quella stretta scala a chiocciola con la bombola sulle spalle. Il comandante mi ha pure mostrato come si caricava il sistema a manovella, sistema che é rimasto tale e quale, ma che é stato solo aiutato dalla tecnologia. Che dire poi? Tutto il resto, le emozioni, gli stati d'animo, non saprei come rendergli giustizia a parole. E' stato semplicemente un sogno, un sogno realizzato e posso ammettere che sono stata fortunata, questa volta. So che ci tornerò, perché devo copiare dei cd che il comandante mi ha mostato, gli dovrò portare la foto che abbiamo fatto assieme e poi, si é lasciato scappare che se possibile mi farà visitare anche i fari di Capo Passero e quello dell'Isola delle Correnti.
Mi ha raccontato della sua esperienza di reggente del faro, di quando ha lavorato sul faro dell'Omo Morto sull'Isola di Ustica. Ha raccontato della sua famiglia, di sua moglie soprattutto, che gli é sempre stata vicina ed ha accettato di dividere con lui la solitudine di questo mestiere. Adesso si trova a capo del faro della città dove é nato, ma gli si leggeva negli occhi che la passione per il suo lavoro é rimasta intatta.

Mi ha mostrato molti libri sui fari (alcuni dei quali io ho già, ma mi sa che devo arricchire la biblioteca), alcuni suoi scritti, una sua poesia. Tutto questo lo ha condiviso con me, semplicemente una sconosciuta accomunata a lui solo grazie all'amore per un tronco di cemento con a capo una lanterna di luce. A fine visita, dopo una breve escursione in città dove ho, UDITE UDITE, bevuto pure un caffé, ho incontrato la moglie che usciva a fare la spesa. Ho pensato a come fosse strana la vita, per me quel giorno era un miracolo, il raggiungimento di un sogno, per lei era routine, quotidianità, vivere ogni giorno sotto l'ombra di quella meraviglia.
Dopo i saluti e la promessa di ritornare ho deciso di rimanere in zona. Ho pranzato in un ristorante carino sul mare, ho bevuto un secondo caffé (questo si che farà storia) e sono tornata casa cammminando a dieci metri dal terreno e di sicuro non grazie alle scarpe comode.

Commenti

  1. ciao sarei interessato a contattarti per avere delle foto che hai fatto sul bellissimo faro che sta propio davan ti casa mia...volevo sapere se hai fatto foto per caso anche al radar...quello era piu interessante...contattami ciao cristiano!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari