Rotary

Finalmente ho finito di scrivere il mio pseudo articolo sul faro che ho visitato. L’ho scritto e cancellato almeno una mezza dozzina di volte, nel frattempo tutti i movimenti tellurici e sussultori previsti nella mia vita lavorativa si sono tramutati in piccole pernacchie. Non che mi fossi illusa, anzi, conosco bene i miei polli.
Qualche tempo fa, tutto questo mi avrebbe innervosito, mi avrebbe reso ancora più silenziosa ed ostile, ora non più. Occuparmi di questo piccolo e misero articoletto è stato un toccasana. Ho avuto la mente occupata e soprattutto la voglia di scriverlo mi ha accompagnata dall’inizio alla fine. Anche quando ho cancellato, strappato e stravolto tutto.
A rendermi maggiormente di buon umore sono stati tre eventi. A due di questi non posso fare nessun accenno, il terzo è un banalissimo articolo comparso sul giornale di ieri. In città si è costituito il CLUB INNER WHEEL MONTI IBLEI. Club molto vicino al Rotary anche se possiede un proprio statuto.
Se si volesse appartenere al Wheel bisogna avere stretti legami di parentela con il Rotary. Una specie di loggia massonica.
Se qualcuno, che ne so, la solita casalinga di Vigevano, volesse fare parte del club dovrebbe prima avere l’accortezza di sposare un professionista affermato e che faccia parte del Rotary, ovviamente. Marito e moglie (e aggiungiamo i figli, nel caso fossero interessati perché anche loro avrebbero una corsia preferenziale per fare parte del club) mano nella mano, ma in club differenti, porteranno avanti, con impegno, i loro programmi per realizzare opere e aiuti a favore dei più deboli e diseredati. Praticamente quelli che se li incontrano per strada un normalissimo giorno feriale, guarderanno dall’alto in basso e con la puzza sotto al naso.
La mia bisnonna soleva dire che la beneficenza va fatta in silenzio e di nascosto, non solo per non umiliare l’altro, ma per evitare di mettersi in mostra. Certo, la mia bisnonna metteva in pratica gli insegnamenti di Gesù, altri preferiscono quelle della buona società.
Scioccamente pensavo che tutte queste associazioni fossero solo realtà presenti nei film, invece, incuriosita dall’articolo sono andata su Google alla ricerca di queste famose personalità locali che appartengono al CLUB. Ci sono molti nomi che conosco e che, a dire il vero, mi hanno suscitato ilarità.
Non voglio fare il solito Bastian Contrario della situazione, ma trovo tutta questa realtà nauseante. Seppur sbagliata, la posso giustificare in un contesto storico diverso, quando la linea di demarcazione fra le varie categorie sociali era netta. Adesso no, per carità. Sembra tutto così pretestuoso, sembra solo voler mettere in mostra quello che si è e cosa si possiede. Tanto varrebbe esporre su una bancarella il proprio pedigree, pardon, il proprio background cultura e sociale.
Non riesco a pensare bene di tutto ciò. Ho cercato un punto a favore di queste associazioni e non me ne è venuto in mente nessuno. Non è il club della bocciofila, quello del tiro a freccette, quello delle (ahimé) 500 e nemmeno quello dei ferraristi. No, è un setta e pure elitaria.
Mi immagino tutti questi signori che blaterano durante le riunioni: l’avvocato, il medico con la mitica villa, l’ingegnere affermato e l’architetto di grido, l’imprenditore e il funzionario di banca. Chissà perché non ci sono i falegnami, gli elettricisti, i vigili del fuoco, i muratori, gli imbianchini e gli spazzacamini. Ebbene sì, ci voglio gli spazzacamini, anche loro hanno una funzione importante nella società. O almeno, l’avevano: impedivano che la crema della società si sporcarsse il naso con la fuliggine, magari durante qualche riunione del rotary!

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