I miasmi che fluttuano per la città


Domenica, prime ore del pomeriggio. Stanca di guardare il gran premio in TV decido di godermi un po’ di movimento cittadino e mi affaccio dal balcone di casa mia. E’ un pomeriggio primaverile caldo, ma ventilato. Mi diverto ad osservare la auto che sfilano sotto al mio balcone e il ragazzo con annessa fidanzata che a bordo di una mega moto cerca disperatamente di interpretare cosa voglia dire il suo navigatore satellitare: “Alla fine della strada, svoltare a destra”. Non c’è nessuna fine della strada, ma ci sono due strade che permettono di svoltare a destra. Risultato: il ragazzo con annessa ragazza è la terza volta che compie lo stesso percorso, fino a quando, disperato, non decide di chiedere ad un passante.
Avrei voluto rimanere un altro po’ fuori, sul balcone di casa mia a godermi il pomeriggio di una domenica come tante, ma sono costretta a rientrare. Il venticello, porta un odore poco invitante. Distrattamente mi chiedo chi stia cucinando schifezze, ma poi mi ravvedo e mi accorgo che la puzza non arriva dalle case, ma dai cassonetti della spazzatura posizionati sotto al mio balcone.
Fra le tante fortune, ad avere acquistato casa in centro c’è quella che non devi percorrere tanti chilometri per buttare l’immondizia. Io avrei addirittura la comodità di avere i bidoni sotto il balcone della mia sala da pranzo. Un gran vantaggio no? Soprattutto adesso che gli “operatori ecologici” sono in sciopero e le cose da buttare si ammassano l’una sopra l’altra in una forma geometrica sghemba e puzzolente. Insomma, una vera opera d’arte della quale voglio rendere partecipe chiunque si imbattesse in questo post, quindi allego foto catturate da varie prospettive.
E’ accaduto qualche tempo fa che la mia azienda avesse problemi di liquidità e ci abbia versato solo metà dello stipendio. Noi dipendenti per i mesi successivi siamo andati lo stesso al lavoro, non abbiamo occupato l ‘ufficio (luogo dal quale si fugge il più possibile). Io non dico che questa gente abbia torto, ma se c’è un contratto vincolante, che i compiti vengano portati a termine che la controparte sia latitante nel pagare o meno. Insomma, non si può lasciare la città in balia dello schifo, della puzza, delle zanzare e delle mute di cani che la sera festeggiano o litigano con i gatti del quartiere su chi deve prendere possesso del nuovo sacco di immondizia. Questo non è più uno sciopero, ma un ricatto, una mancanza di rispetto verso la gente che non c’entra nulla con le loro questioni economiche e che continua a lavorare e fornire anche a loro i servizi dei quali hanno bisogno.
Cosa fare allora? Rispondere al ricatto con il ricatto? Che ne so, il barista a cui questi signori ordinano un caffè, potrebbe rifiutarsi di prepararlo. L’impiegato addetto alle pompe di benzina, potrebbe rifiutarsi di somministrargli il carburante. Il meccanico di riparargli l’auto, l’albero di offrire loro l’ombra, il sole di sorgere per loro, i cani domestici di rispondere ai loro ordini, l’acqua di lavarli o dissetarli. Se la spazzatura è la loro fonte di ricatto - e quindi bene prezioso perché privati di ciò finisce la possibilità di alzare la voce - che se la portino a casa loro, anzi, portiamola tutti quanti noi a casa loro.
Un bene così prezioso vale la pena conservarlo con cura e chi meglio di loro sa quanto valga la spazzatura.
Non credo sia questa la soluzione, né penso sia giusto minacciare un’azienda che si è fatto carico con le proprie forze di pagare gli stipendi ai dipendenti nonostante non venisse pagata a sua volta da un’amministrazione locale che tutto ha fatto fuorché amministrare la città.

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