La forma del pensiero

Sono convinta che il mestiere più bello, dopo quello dello scrittore, sia l’insegnamento.
Non credo alla tanto decantata responsabilità che hanno gli insegnanti verso i ragazzi da educare. Se davvero ci si sentisse così responsabili, molti dovrebbero cambiare mestiere. Un bravo insegnante è colui che riesce a trasmette l’entusiasmo per la materia che insegna e se lui per primo non la ama o non ama il suo lavoro, è una scommessa persa in partenza. Credo che di fronte a ciò poco importi se l’insegnante abbia poteri limitati, se i ragazzi devono andare avanti per forza perché ormai la scuola sopravvive per il numero degli iscritti e non per la qualità dell’insegnamento. Un bravo insegnante resta tale in qualunque contesto lo si inserisca.
Si parlava di questo, oggi, in pausa pranzo. O meglio, io non parlavo di nulla. Me ne stavo buona, buona a lavorare nella mia stanza e mi arrivavano le frasi di coloro che possono permettersi, beati loro, di cincischiare durante la pausa caffè.
Il gruppo era impegnato a prendersela con le famiglie che non educano i ragazzi e con il sistema scolastico che va riformato, invece gli insegnanti venivano dipinti come vittime. Da qui si è passati alla riforma universitaria e al fatto che oramai si laurea chiunque e non è bene.
Non che mi importasse molto dell’argomento, ma trovandosi il mio ufficio vicino alla sala caffè i discorsi mi arrivavano ben chiari. Chiaro e forte mi è arrivato il commento di una collega che riporto fedelmente: “ L’università forma le menti. Certo c’è qualche diplomato che è in gamba, ma chi ha frequentato l’università ha una forma mentis diversa”.
Sì, lo ammetto. Questa collega ha toccato il mio nervo scoperto, il mio tallone di Achille o come cavolo lo si vuole chiamare.
L’espressione Forma Mentis si usa quando si vuole indicare il modo di pensare e NON la capacità di farlo. Se si ha una Forma Mentis sbagliata … cavoli tuoi, no?
Ora, non per pignoleria, ma chi ha preso parte al discorso non brilla per avere una mente superiore. E non posso dire, a sua discolpa, che ha frequentato l’università con il nuovo ordinamento, perché non è così. Si credono tutti grandi intellettuali, ma se sprecassero il loro tempo a filosofeggiare di meno di sicuro diminuirebbe l’ inquinamento acustico, se non fuori, almeno sul luogo di lavoro.

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