Non essere mai soddisfatti: l’arte è tutta qui. (Jules Renard)

La storia dell’arte è piena di illustri sconosciuti che hanno dato vita a bellissime opere, mi chiedo perché a noi sia toccato un noto artista (o due?) che ha dato vita ad un’autentica mostruosità. Mi riferisco alla fontana del centro storico. Un signore, ieri, ha detto che bisogna prestare attenzione prima di definire un’opera d’arte brutta perché è il tempo che darà ragione all’artista; secondo lui dovremmo renderci conto che quella è l’opera di un vero artista e non frutto dell’estro del primo venuto.
Concordo: se un ragazzo o una ragazza sono brutti soffriranno per la loro bruttezza finché saranno giovani. Non appena la vecchiaia li avrà raggiunti i loro volti si deformeranno come quelli dei belli, in modo meno impietoso, così agli occhi degli altri il brutto non sarà più brutto, ma solo vecchio, antico.
CA-VO-LA-TE. Quella fontana è solennemente brutta, non fa parte del contesto della città e anche se ricominciasse a funzionare con quei miseri schizzetti d’acqua rimarrebbe incommensurabilmente brutta.
Dirò di più. L’estro artistico del primo venuto sarebbe stato acclamato a furor di popolo di fronte a quell’immane e sproporzionata accozzaglia di schifezze.
Questo rospo mi saltellava in pancia ieri sera, ascoltando quel signore e oggi sentivo la necessità di liberarlo. Anche perché di rospi saltellanti la mia pancia è piena ed è il caso di iniziare a fare spazio.
Non posso farci nulla, sin da piccola ho sofferto poco le catalogazioni. Per me non esistono i grandi artisti, i grandi professionisti, i grandi dottori e così via a continuare. Per me esiste la gente e basta che valuto in base a quello che è, come si comporta, i valori ai quali tiene, non mi importa che questa appartenga alla razza superiore o a quella più villana.
Frequentando questi famosi incontri ai quali partecipo da qualche tempo, mi sono resa conto che esiste molta gente malata di protagonismo e che ha un super io talmente strabordante da fare impallidire Nietzsche e la sua teoria. Soffrono di una smania di apparire che però è indirettamente proporzionale alla loro capacità di farlo. Si impongono, sono oggetti ingombranti e scomodi che vogliono necessariamente trovare posto su un piccolo ripiano già abbastanza pieno di ninnoli. Sono talmente concentrati in loro stessi che non si accorgono di tediare gli altri. Per fortuna esiste un’altra componente di gente che, invece, infischiandosene del ruolo che hanno in società, è diretta, schietta, chiara e immediata e che riesce a riprendere con maestria le briglie del discorso.
Intanto io continuo a perdere tempo e mi pare di assistere ad una partita di tennis dove la palla passa da una parte del campo all’altra sempre con la solita regolarità noiosa.
Vorrei essere la forza che riesce a dare alla pallina un’altra direzione, ma non so come si fa e mi sta passando pure la voglia di imparare a farlo.

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