Il male del secolo

In questi giorni di mio ostinato silenzio, ho riflettuto sulla necessità del cambiamento.
Casualmente mi sono capitati fra le mani un libro e un quotidiano che a loro modo trattano l’argomento.
Ho trovato illuminante un articolo apparso su La Sicilia di ieri. E’ un brano tratto da “Il male del secolo” di Elio Vittorini, pubblicato su “La Fiera Letteraria” del 1951. L’ho considerato considerare un segno del destino visto che a parlare di cambiamento è proprio il mio scrittore preferito. Vittorini scrive …. “Ora io ammetto che possa essere stato molto comodo vivere entro dei limiti immutabili e rassicuranti. Ammetto inoltre che si possa provare disagio a considerare incompiuta la verità e a dover camminare con essa da una svolta all’altra dei suoi sviluppi. Ma non direi che la permanenza nell’antica prigione ci abbia fatto solo bene e che vagabondare all’aperto ci faccia solo male.
… Il bisogno di certezze diverse da questa e di principi stabili ai quali potersi, di nuovo, abbandonare passivamente, io lo considero perciò inferiore.”
Come al solito, le parole di Vittorini le posso considerare il codice che decifra la mia confusione.
Parole diverse, ma con il medesimo significato, ho letto su un vecchio libro che consideravo smarrito, ma che ho trovato per caso ieri, mettendo ordine nella mia scrivania. Più o meno la frase è questa: Puoi decidere se stare seduto su uno scoglio ad immaginare cosa c’è oltre la nebbia che copre l’orizzonte o puoi salire in barca e andare dritto alla meta.
Tutto molto bello e poetico, ma cosa succede se ho deciso la meta, ma non trovo una barca?
Se decido di scendere dalla mia roccaforte, dove ho fatto ritorno, la situazione non è meno confusa e complicata di quella personale.
Non è che mi diverta a leggere parole sui giornali del tipo: LA SINISTRA BAGAGLINO. Non è che trovi rassicurante vedere gruppi di persone che dileggiano l’opposizione a causa di show fuori luogo da parte di qualcuno che sa solo riempirci la testa di monologhi monotoni. Non mi diverte neppure assistere ai litigi da comari dell’opposizione e non è neppure divertente vedere gente che si vanta di possedere valori,ma che applaude divertita sotto ad un palco di fronte a battute da bar. Dica pure quello che vuole la Guzzanti, giustifichi tutto con la libertà o lo gridi (perché questo solo sa fare) Grillo, intanto, quello che fa veramente schifo, a causa di questa confusione, passa in secondo piano. Ogni volta è così. Si solleva il polverone e dietro la nuvola di polvere si continua a lavorare nel modo più abietto e spudoratamente anticostituzionale possibile. Questo siamo noi, la solita gente che si appoggia e si lascia trainare non importa da chi e dove, l’importante é non mettersi in discussione.
E non ci siamo nemmeno qui, ora che comincio a vedere gente più felice del ruolo ottenuto che per quello che di buono potrebbe fare. Questa insana voglia di stare in prima fila, di indossare il completino buono e il sorriso migliore per le foto ufficiali, la passione di fregiarsi di titoli e incarichi e intanto ci si allontana dalla gente. La mia speranza è che la gente su cui ho posto la mia fiducia non mi deluda.
Ma è davvero così difficile cambiare?

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