Mi sarò mica alzata con il piede sbagliato?
Miei cari ingegneri, ma quest’anno non ci andate in vacanza? State proliferando peggio dei batteri o sono io in minoranza numerica? Proprio non ce la faccio a stare dietro a tutti quanti. Mi hanno promesso che al ritorno dalle ferie ci sarà qualcuno a farmi compagnia, qualcuno che dividerà con me il peso di tutto questo lavoro … vedremo!
In questi giorni di super-lavoro ho dimenticato di informarmi su cosa succede in città. Ho tante di quelle cose da fare che non ho voglia o tempo di preoccuparmi del resto. Alla fine, la gatta da pelare non spetterebbe a me, ma non riesco a stare tranquilla ad aspettare che altri si smuovano per me e per il resto della città che non ha le mani direttamente in pasta.
Al comando ci sono facce che continuo a non digerire e non mi riferisco all’opposizione o agli pseudo-alleati. Dovrebbero essere facce amiche, ma qualcosa in loro non mi convince e la cosa peggiore è che meno mi convincono e più cariche gli vengono assegnate. Vengono presentate come persone d’esperienza, persone in gamba, ma io li trovo semplici faccendieri. Qualcuno mi dice che questa è la politica. Permettetemi di dissentire, questa è la vecchia politica. Basta aggiungere un piccolo aggettivo e il significato cambia parecchio.
Tanto non vale la pena perderci il sonno. Cosa sono io? Nessuno. Non rappresento una categoria, non appartengo a una casta importante. Sono un numero che può servire nel caso in cui si faccia il censimento. Ci si ricorda di me se non pago una cartella esattoriale. A proposito: lancio un appello alla nuova amministrazione. Pago tutto in anticipo, la smettete di mandarmi i solleciti di pagamento? Non ci fate una bella figura e spendete inutilmente soldi per l’affrancatura anche se poi gentilmente li sommate all’importo che secondo voi dovrei versare. Io ho GIA’ dato. Cosa devo fare per farvelo capire? Attacco le cedoline pagate tipo gonnellino alla Demi Moore in Strip Tease e mi reco all’ufficio esattoriale attaccandomi ad una trave e ballando la lap dance? Boh.
Tanto per rimarcare la mia importanza: Mia mamma ha ricevuto una chiamata dalla zia professoressa. Voleva gentilmente avvisare me e mia sorella che entro il 31 Luglio scadono le domande per l’inserimento in graduatoria del personale ATA. Per mia sorella ha sottolineato l’area amministrativa (oltre alle supplenze perché lei è laureata) . A me ha conservato quello di bidella raccomandando mia mamma di farmi accertare se possedevo i requisiti.
Mi perdonino i bidelli (categoria verso la quale provo più invidia che rispetto): non ricordo se ho preso la licenza elementare quindi non posso garantire per la licenza media. Mi sa che i requisiti non li ho. Non posso aspirare ad un ruolo così importante e difficile, mi sa devo accontentarmi di rimanere qui, stipendiata degnamente, ferie pagate, sabati liberi, mansioni difficili … insomma devo accettare il mio triste destino da diplomata che svolge il ruolo di un laureato, quando il laureato, invece, lavora come bidello … eh eh eh.
La mia cara zietta dovrebbe imparare a tenere il becco chiuso, ma avete mai letto la leggenda delle oche del campidoglio? Se la risposta è no andate a trovare mia zia, vi assicuro che zittirla significa rivivere la stessa impresa.
In questi giorni di super-lavoro ho dimenticato di informarmi su cosa succede in città. Ho tante di quelle cose da fare che non ho voglia o tempo di preoccuparmi del resto. Alla fine, la gatta da pelare non spetterebbe a me, ma non riesco a stare tranquilla ad aspettare che altri si smuovano per me e per il resto della città che non ha le mani direttamente in pasta.
Al comando ci sono facce che continuo a non digerire e non mi riferisco all’opposizione o agli pseudo-alleati. Dovrebbero essere facce amiche, ma qualcosa in loro non mi convince e la cosa peggiore è che meno mi convincono e più cariche gli vengono assegnate. Vengono presentate come persone d’esperienza, persone in gamba, ma io li trovo semplici faccendieri. Qualcuno mi dice che questa è la politica. Permettetemi di dissentire, questa è la vecchia politica. Basta aggiungere un piccolo aggettivo e il significato cambia parecchio.
Tanto non vale la pena perderci il sonno. Cosa sono io? Nessuno. Non rappresento una categoria, non appartengo a una casta importante. Sono un numero che può servire nel caso in cui si faccia il censimento. Ci si ricorda di me se non pago una cartella esattoriale. A proposito: lancio un appello alla nuova amministrazione. Pago tutto in anticipo, la smettete di mandarmi i solleciti di pagamento? Non ci fate una bella figura e spendete inutilmente soldi per l’affrancatura anche se poi gentilmente li sommate all’importo che secondo voi dovrei versare. Io ho GIA’ dato. Cosa devo fare per farvelo capire? Attacco le cedoline pagate tipo gonnellino alla Demi Moore in Strip Tease e mi reco all’ufficio esattoriale attaccandomi ad una trave e ballando la lap dance? Boh.
Tanto per rimarcare la mia importanza: Mia mamma ha ricevuto una chiamata dalla zia professoressa. Voleva gentilmente avvisare me e mia sorella che entro il 31 Luglio scadono le domande per l’inserimento in graduatoria del personale ATA. Per mia sorella ha sottolineato l’area amministrativa (oltre alle supplenze perché lei è laureata) . A me ha conservato quello di bidella raccomandando mia mamma di farmi accertare se possedevo i requisiti.
Mi perdonino i bidelli (categoria verso la quale provo più invidia che rispetto): non ricordo se ho preso la licenza elementare quindi non posso garantire per la licenza media. Mi sa che i requisiti non li ho. Non posso aspirare ad un ruolo così importante e difficile, mi sa devo accontentarmi di rimanere qui, stipendiata degnamente, ferie pagate, sabati liberi, mansioni difficili … insomma devo accettare il mio triste destino da diplomata che svolge il ruolo di un laureato, quando il laureato, invece, lavora come bidello … eh eh eh.
La mia cara zietta dovrebbe imparare a tenere il becco chiuso, ma avete mai letto la leggenda delle oche del campidoglio? Se la risposta è no andate a trovare mia zia, vi assicuro che zittirla significa rivivere la stessa impresa.
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