Confessioni di una malandrina

Oggi lascio cadere le braccia lungo i fianchi e mi fermo. In me si sta facendo strada un subdolo stato di malinconia e quel che è peggio non faccio nulla per scacciarla. Anzi, la alimento ascoltando canzoni che istigherebbero al suicidio anche il più ottimista della terra. Sono solo al quinto giorno di lavoro e sono già sfinita. Trovo estenuante parlare con la gente, non mi piace proprio. So di essermi guadagnata in pieno il titolo di asociale, ma non riesco ad andare contro natura. Odio la pausa caffè in ufficio e le chiacchiere vuote che ne vengono fuori. Odio pure il caffè! Ogni fine estate tiro le somme di quello che è stato e il risultato non mi soddisfa mai. Pretendo troppo da me stessa e di conseguenza pretendo troppo dagli altri, ma non riesco ad essere lieve come la moda del momento mi imporrebbe.
Ieri sono stata al concerto di Branduardi. Inutile. Continuo a pensare che ai concerti si debba pagare. In questo modo la scrematura fra chi vuole veramente assistere all’evento da chi è lì tanto perché è gratis ed è sempre meglio che stare a casa, sarebbe automatica. Sembrava di stare ad una sagra: passeggio, panini, patatine, pizze, birre e un chiacchiericcio fastidiosissimo. Peccato, perché sarebbe stato davvero un evento carino.
Come una canzone di Branduardi mi sento “malata di infanzia e di ricordi”. Se esistesse davvero la macchina del tempo non vorrei mai andare nel futuro, mi piacerebbe tornare nel passato. Se non ricordo male si parlava di questo pure in un libro che ho letto “la notte dell’oracolo”. Un libro che ho trovato molto bello e non concordo affatto con chi lo giudica un libro cupo, triste. Chissà perché quando si parla di dolore dell’anima la gente lo etichetta sempre come un argomento triste. La vita non è solo tarantelle ed esplorando il proprio dolore o quello degli altri si possono scoprire cose bellissime. Anche i quadri, le canzoni, i libri, le poesie ispirate dal dolore a mio avviso sono quelli che risultano più belli.
Chissà da chi ho preso questa natura malinconica visto che in famiglia sono tutti buontemponi. A volte penso sia stato proprio questo a rendermi così. Forse è stata la mia istintiva risposta alla superficialità che mi ha sempre circondata. E se ne fossi capace non cercherei mai un antidoto alla malinconia, ma contro la superficialità.

Commenti

  1. Più volte mi chiedo se io sia veramente figlia di mia madre e di mio padre; più cresco più mi allontano dal loro essere.
    E' difficile, esasperante a volte, fare i conti con chi è esattamente come si presenta, le chiamo persone oleose,perchè come l'olio sta sopra gli altri liquidi,loro non vanno mai in profondità,a cominciare da loro stessi. Li riconosci, in balia di emozioni a cui non sanno dare un nome, ad avere pensieri ossessivi,gli stessi,a ripetizione, o a farsi trainare da comportamenti alla lucignolo perchè non sanno che ci sono alternative. Francamente non so come facciano a non cercare un senso nella loro esistenza, filosoficamente parlando.

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  2. "la malinconia è la gioia di sentirsi tristi" V. Hugo

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