Rimpianti

Gran parte delle persone, me compresa, vorrebbero comandare. Purtroppo, chi lo fa confonde il comando con la dittatura. Gli ordini bisogna saperli dare. Il luogo di lavoro non è l’esercito. Non esiste il signorsì comandante. Se arriva una mail dal mio capo settore non posso accettare che inizi con VOGLIO e finisca con IMMEDIATAMENTE. Un vero capo è colui che sa creare un’ottima squadra e sa delegare senza imporre. Un vero capo, inoltre, non ha bisogno di ricordarti CHI E’. Il rispetto che avrai nei suoi confronti non sarà dettato dal timore che cercherà (inutilmente) di incuterti, ma dal fatto che gli riconosci la capacità di essere capo.
Un altro errore che il kapò commette è quello di prendersi tutte le libertà possibili perché tanto è lui che comanda. Libertà di arrivare in ritardo, di fare finta di lavorare, di farsi i cavoli propri, scordandosi che a lui spetta oltre all’onore, anche l’onere del ruolo che occupa.
Azienda che vai, kapò che trovi. Invece, i veri capi è difficile trovarli.
A mio parere dovrebbe comandare colui che non ha investito nulla in azienda perché sarebbe l’unico modo per essere imparziale e corretto nelle decisioni e nelle azioni da intraprendere. Poi dovrebbero scomparire i figli di, le mogli di, i parenti di e i migliori amici di. Qualche imbecille rimarrebbe, ma sarebbe comunque un imbecille neutrale.
Ora che ci penso non mi piacerebbe poi molto essere un capo. Questo mio desiderio deriva dalla sete di vendetta che provo nei confronti dei mie capi che non sanno essere tali. Io continuo a desiderare una stanza tutta per me.
Gli acquerelli riposano sul pianale della mia scrivania, il letto da restaurare è sempre più arrugginito, il mio corso di scrittura creativa è seppellito da bozze di esercizi mai completati. La musica l’ascolto solo in auto se non ho il mal di testa a tenermi compagnia, i miei libri aspettano di essere letti. Manca il tempo che dedicavo alle mie passioni e pur volendo non lo trovo più.
Alla fine i sospetti iniziali sono stati confermati. Gli inciuci e gli intrighi sono saltati fuori. Alla fine posso continuare ad ammettere che avevo di nuovo ragione, ma è una magra consolazione. Anzi, non mi consola per nulla. Ma oggi ho puntato i piedi. Mi sono intestardita peggio di un mulo e ho avuto la meglio. A volte un no che sia NO è benefico più di mille gastoprotettivi.
L’unica cosa che sono riuscita a fare è dare dimostrazione che l’evoluzione della specie non si ferma mai. Io sono diventata la donna multi-tasking. Peccato, non era questo il primato che volevo raggiungere.

Commenti

  1. "E così,oltre la luce del faro
    scorsi sorpreso un sorriso amaro,
    sagge parole udivo lontano,
    echi di vita presi per mano,
    ma non capivo se lamento o canto,
    chè dulcis in fundo pareva un rimpianto".

    Ciao Lighea, sono d'accordo con quello che scrivi. Sarà che sono cancro anch'io. Ti segnalo questo sito, in cui c'è un libro che parla dei capi diabolici che si possono incontrare durante la propria "carriera", ma lo fa in maniera divertente, cercando di sdrammatizzare. L'ho letto e talvolta è davvero così!
    Un saluto multi-task ;-)

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