Dalla mia prigione


Non ero mica andata via. Sono solo impegnata con la redazione di un manuale tecnico di un programma quasi inesistente e che mi sta facendo dare fondo alla fantasia che ho ricevuto in dote. Poco male se non fosse che devo rimanere in ufficio più ore del dovuto tanto che mi sembra che questa sia la mia prima casa.
Intanto ho accantonato qualunque parvenza di vita mondana: uscite, palestra, passeggiate, incontri e parrucchieri. Questo anche durante il fine settimana perché la scadenza incombe sulla mia testa come la lama affilata della spada di Damocle.
Gli unici amici che frequento sono i miei libri. Le creature più affidabili, interessanti e discrete di questo mondo. Ogni nuovo libro è un nuovo amico e ogni volta che ne incontro uno nuovo mi tocca combattere contro la curiosità di arrivare alla fine per evitare che arrivandoci non mi prenda la malinconia per doverlo riporre in libreria in poco tempo.
Indovinate dove mi trovo adesso? Sono le diciannove passate e io sto cercando di rendere chiaro qualcosa che chiaro non lo è neppure a me. Un po’ come la mia vita.
E sia! Se proprio non ho alternative …
Ho deciso, però, di regalarmi un giorno e mezzo di vacanza a fine mese. In questo giorno e mezzo non voglio vedere computer fissi o portatili, monitor, tastiere, decreti e manuali. Ho voglia di passeggiare fuori, prendere un the, chiacchierare con qualcuno di cose nuove e diverse, pensare a me stessa e basta.
Una cosa che vorrei fare, se mi è possibile, sarebbe quella di passare una mattina in biblioteca che per me equivale ad un fine settimana alle terme per le signore acciaccate.
Perché è così difficile dedicare il tempo a quello che veramente piace e ci si impone senza nessuna remora di dedicarlo a quello che dobbiamo fare ?
Però alla fine, grazie a questo mio eremitaggio forzato ho capito chi posso considerare un vero amico e chi no. Uno che credevo simpatico e intelligente si è rivelato più vanesio di quanto credessi e se non si parla di lui non c’è verso che ti cerchi, si informi su di te o avverta la voglia di sentirti. Il genere di persona che se uscite assieme e andate ad un mostra di quadri vuole che tu ne guardi uno, solo per capire perché piace a lui e non pensa minimamente se possa piacerti o meno.
Altre persone pensano che tu abbia tutto e sia libero di fare quello che ti va e se non ti vedono o sentono sono autorizzati a credere che tu stia facendo una vacanza quando loro poverini o sono troppo poveri o troppo impegnati.
Insomma, alla fine ho trovato il vuoto, salvo poi meravigliarmi che un quasi sconosciuto abbia un gesto gentile, una parola affettuosa, un gesto di riguardo per te, ma eviti di aprirti troppo per evitare di rimanere delusa come ti è capitato in questi ultimi tempi con tutti quelli che hai considerato probabili amici simpatici.
Il proverbio recita che Il tempo viene per chi lo sa aspettare. Ho imparato ad essere paziente tanto che Penelope potrebbe venire a lezione di pazienza da me. Speriamo solo che il tempo che verrà corrisponda al tempo che desidero.
Intanto mi godo l’autunno.

Commenti

  1. E magari quell'amico narcisista si sta rodendo, non concepisce che tu l'abbia abbandonato, che non provi nessun riguardo per una persona che sprizza intelligenza (a suo dir) da tutti i pori. Come te una persona così l'ho abbandonata, ma forzatamente, chi ti usa come specchio o come strumento di paragone non merita nulla.
    Rallegrati della perdita!

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