Pro FESSO ri


Tutto è cominciato quando una mia amica-collega mi manda un messaggio via msn e mi chiede: “Ti ricordi i Barbapapà?”.
Eccome se ricordo, ma di fronte ai colleghi sbarbatelli sembravamo vecchi quanto Noé. Parla e riparla ci siamo messe a pensare ai tempi passati e alla bellezza di trovarsi nella condizione di ragazzini.
Ora di spensierato non mi rimane che poca cosa. In me esiste solo un’arrabbiatura perenne. Mi sento come Moretti nel suo film “Io sono un autarchico”. Quando l’amico regista teatrale gli racconta che la Wertmuller andrà all’università di Berckley perché le hanno assegnato la cattedra del cinema.
“Chi?” dice lui “Quella di Pasqualino sette bellezze, quella di Travolti da un insolito destino ….. “ poi la cinepresa lo inquadra e si vede fuoriuscirgli dalla bocca una bava melmosa e verde.
Rabbia per l’inconsistenza premiata e scambiata per arte oppure pura e insana invidia???
Ieri, per esempio ho sbottato come un vecchio brontolone, quando, durante l’ora di pranzo domenicale, su Rai Tre, mi vanno ad intervistare chi? La solita insegnante che si lamenta. E’ di cosa poi?
Riporto:
1) Ha le prime ore e deve alzarsi presto così fa fatica perché ha pure un bambino da portare all’asilo
2) I genitori che delegano agli insegnanti le responsabilità e i problemi dei figli
3) La busta paga esigua in confronto all’importanza che assumono nella vita dei ragazzi e alla valenza sociale della professione. (Già questa affermazione contrasta con quella del punto due)
4) I pomeriggi sono pieni di riunioni e non si ha più il tempo per sé stessi
5) Nessuno vuole fare l’insegnante e questo dovrebbe, secondo lei, portare a riflettere i nostri governanti. Mi chiedo,.però come mai, se nessuno vuole fare l’insegnante la lista delle graduatorie è così lunga da avvolgere l’intero pianeta per ben due volte.?
Sinceramente: ne ho piene le tasche di tutta questa mobilitazione per la categoria. Adesso basta! Inizio a non sopportare più tutte queste manifestazioni, lo scuola-day indetto dal partito di opposizione, le lamentele inutili e vuote di un lavoro malpagato e frustrante e per qualcuno precario.
Qualcuno (mia zia????) potrebbe dire: “Ma io ho studiato, mi sono laureata per fare questo”. Ebbene sì, ma ci sono tante altre persone che pur avendo studiato si ritrovano impelagati in un lavoro scadente, sottopagato, non riconosciuto e pure nel settore privato, dove le manifestazioni di protesta non si fanno mica!
Diavolo!!! Ma perché nessuno dice mai che vorrebbe essere premiato per la passione che mette nel suo lavoro da insegnante? Sono solamente buoni a trascinarsi come zombie, con la loro ventiquattrore e l’espressione da condannati a morte già alle otto del mattino. Quale allegria a vederli. Immagino gli alunni a vederseli davanti e lo immagino perché sono stata alunna pure io.
Il problema di fondo sta nella carenza di professionalità degli insegnanti. Diciamocelo pure, perché alla fine ho ascoltato fino alla noia cosa pensano loro della riforma e della scuola di oggi: il problema principale per loro è:
Devono lavorare di più
Non possono prendere molti giorni di permesso o malattia perché gli verranno decurtati i soldi dalla busta paga e se prima potevano delegare al supplente adesso dovrebbero scocciare i colleghi di ruolo
Non possono programmare le vacanze estive: crociere, viaggio a quant’altro perché devono essere reperibili
Hanno troppi consigli di classe e i compiti li possono correggere solo la sera e (questa è la mia scusa preferita, totalmente femminile e detta pure da mia zia giovedì pomeriggio) non hanno più tempo per loro, nemmeno per andare dal parrucchiere il pomeriggio.
Devono fare dei corsi di aggiornamento. Evvivaddio!!! Magari li facessero seriamente.
La verità è che non vogliono insegnare, ma hanno scelto di farlo per comodità. Che adesso si accomodino pure. Preferisco battermi per i diritti delle fasce più deboli. Di loro, sinceramente non me ne importa proprio nulla.
Lo ammetto sono Michele di "Io sono un autarchico". Anche io vomito bile e fiele. Questa rabbia dipende dall’invidia, ma è un’ invidia sana. Io amo il mestiere (perché mestiere è) di insegnante. Il rimpianto di non averlo potuto fare lo porterò con me fino alla morte e vederlo svenduto in modo patetico proprio da chi ha la fortuna di svolgerlo mi indigna.

Commenti

Posta un commento

Post più popolari