I miei tesori

Durante le mie ferie natalizie c’è stato un attimo nel quale ho avuto paura di essermi imborghesita. Più di una volta mi sono ritrovata a fissare le vetrine delle oreficerie, quelle dei vestiti di lusso. Ho acquistato qualche oggetto di valore per la casa, ho pure iniziato a leggere le riviste di arredamento finché una domenica mattina, in un negozio di abiti non ho incontrato lui: ragusano doc, arrogante, pomposo, cafone fino allo sfinimento. Incalzava la figlia a compare una cosa, piuttosto che un’altra, solo perché era più visibile la firma dello stilista. Secondo la sua teoria, non ha senso comprare le cose che ci piacciono, ma solo le cose sulle quali si vede che si sono spesi i soldi, meglio se il marchio compare grande quanto un tiro a segno. Così, almeno, quando si passeggia per il corso, la gente sa che vesti firmato, mica ti apre la giacca per leggere l’etichetta. L’etichetta, secondo lui, va messa fuori e non dentro il capo di abbigliamento.
Devo proprio ringraziare quest’uomo che mi ha fatto tornare in me. Il mio viaggio nel lusso sfrenato non era destinato a durare comunque, ma è sempre meglio sia finito prima del dovuto. Devo dire che il soggetto mi ha nauseato parecchio. Ho posato schifata un maglioncino di D&G dalla modica cifra di 365 euro (già scontato del 50% + 10%) che non avevo comunque intenzione di comprare. Mi piace il lusso, ma non sono mica scema. Mi sono chiesta perché spendere un quarto del mio stipendio? Per permettere a chi già ricco è di diventare più ricco, fare il giro del mondo in yatch, dare feste mondane e vuote e rilasciare interviste dicendo quanto sia bella la moda?
No grazie, io non sono così. Ho comprato da Oviesse. Ho speso di meno e ho comprato pure di più. Ora sono contenta di essere tornata in me. Sì è vero, un potenziale economico maggiore può dare alla testa, ma fino ad un certo punto. Accade se la propria vita non è fatta di nient’altro. Io amo altre cose. Amo il mare, ma per amarlo non devo necessariamente avere un barcone, mi basta guardarlo, ascoltare il suono della risacca. Adoro i libri, gli amici migliori della mia vita. Il miglior senso di vertigine me lo danno loro, l’odore delle pagine di un libro appena comprato, o quello ammuffito di un vecchio libro della mia infanzia, il senso del tatto e il piacere di leggere con un gamba sotto al sedere e il mento appoggiato sulla mano. Io amo altre cose e una firma su un paio di stivali, una borsa da 800 euro, un oggetto di ceramica o vetro pregiato non sono cose che riesco ad amare. Ammetto sia bello possederli, ma amarli è tutta un’altra cosa.
Ieri è stata una brutta giornata. Sono stata male ed ero pure un pochino giù. Solo una cosa alla fine della giornata mi ha strappato un sorriso e allargato il cuore. Non sono stati il quadro appeso dietro al divano, la ballerina di ceramica pregiata che mi hanno regalato, nemmeno gli stivali firmati chiusi dentro allo scatolo da molti giorni. E’ stata la luce della lanterna di Genova che si è intravista durante l’esecuzione di un brano di De André. Quella sì, mi ha allargato il cuore e mi ha regalato il primo vero sorriso della giornata.

Commenti

  1. non passavo da queste parti da molto tempo,mi sconvolge sapere che non lontano da me vive qualcuno che la pensa esattamente come me.
    incredibile ma vero.
    ps:torno al mare :)

    g. di annozero

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