Omelia dal Mio pulpito
I preti dicono che Dio ha dotato l’uomo di libero arbitrio. Lo affermano quando gli si chiede come mai Dio permette certi scempi. Peccato che poi scordino che l’uomo è stato dotato da Dio di libero arbitrio di fronte a certe scelte come quella cha ha compiuto il padre di Eluana. Non voglio parlare di questo. Non mi va. Digerisco a fatica il fatto che sia diventato l’argomento del giorno, quando di fronte a certe cose sarebbe più dignitoso chiudersi in un rigoroso silenzio. Invece parlano tutti.
Un’altra giornata trascorsa a rimuginare su quello che potrei fare per evadere da qui. In testa spicco voli pindarici, nella realtà mi devo scontrare con il bucato, le pulizie, il lavoro che mi assorbe totalmente e l’avvilente occupazione di trovare un qualcosa da mangiare che non mi causi nausea, coliche e nottate attaccata al WC intenta a vomitare l’anima. Mangiare è una pratica che ormai mi è sconosciuta. Se potessi sfogare le mie frustrazioni su un piatto di spaghetti al sugo e una bistecca alta venti centimetri sarei di sicuro più soddisfatta di adesso. L’unico modo per sfogarmi è quello di essere iperattiva, pronta allo scatto, anche la sera, a letto, resto rigida sul materasso e quasi, quasi, non sgualcisco nemmeno il lenzuolo. Che vita!
Vorrei riprendere padronanza del mio tempo. Mollo tutto, mi nutro di radici e mi copro di foglie. Vivere a contatto con la natura mi dovrebbe spogliare da tutti questi accessori che mi hanno ridotto come sono. Oppure inizio a dare di matto. Rispondo alle provocazioni, dimentico le buone maniere. Insomma, mi comporto come la gran parte della gente che vive in questa piccola, maledetta città.
Se decidessi di scioperare un solo giorno causerei più guai di quelli che causano gli aeroportuali in tempo di vacanze. Ma questo potere, per giunta inutile perché di lavorare ne ho bisogno anche io, non mi rende felice lo stesso.
Vabbé ora inizio a meditare sul serio sulle cause, le condizioni attuali, le scuse che accampo per non osare … Divento una sottile stratega e poi il resto sarà raccontato se non da me, da coloro che assisteranno meravigliati alla grande impresa che ho compiuto.
Un’altra giornata trascorsa a rimuginare su quello che potrei fare per evadere da qui. In testa spicco voli pindarici, nella realtà mi devo scontrare con il bucato, le pulizie, il lavoro che mi assorbe totalmente e l’avvilente occupazione di trovare un qualcosa da mangiare che non mi causi nausea, coliche e nottate attaccata al WC intenta a vomitare l’anima. Mangiare è una pratica che ormai mi è sconosciuta. Se potessi sfogare le mie frustrazioni su un piatto di spaghetti al sugo e una bistecca alta venti centimetri sarei di sicuro più soddisfatta di adesso. L’unico modo per sfogarmi è quello di essere iperattiva, pronta allo scatto, anche la sera, a letto, resto rigida sul materasso e quasi, quasi, non sgualcisco nemmeno il lenzuolo. Che vita!
Vorrei riprendere padronanza del mio tempo. Mollo tutto, mi nutro di radici e mi copro di foglie. Vivere a contatto con la natura mi dovrebbe spogliare da tutti questi accessori che mi hanno ridotto come sono. Oppure inizio a dare di matto. Rispondo alle provocazioni, dimentico le buone maniere. Insomma, mi comporto come la gran parte della gente che vive in questa piccola, maledetta città.
Se decidessi di scioperare un solo giorno causerei più guai di quelli che causano gli aeroportuali in tempo di vacanze. Ma questo potere, per giunta inutile perché di lavorare ne ho bisogno anche io, non mi rende felice lo stesso.
Vabbé ora inizio a meditare sul serio sulle cause, le condizioni attuali, le scuse che accampo per non osare … Divento una sottile stratega e poi il resto sarà raccontato se non da me, da coloro che assisteranno meravigliati alla grande impresa che ho compiuto.
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