Ma il vento soffia ancora?

Miei cari,
siete proprio diventati bravi a puntare il dito contro, gridare allo scandalo, scrivere comunicati di denuncia o di sostegno.
Sì è vero, avete ragione in tutto, ma vorrei che oltre ad agitare la coda, qualcosa di definitivo iniziaste a farla per questa maledetta città.
Non esistete, non siete fra la gente. Tutti chiusi a confabulare fra di voi chissà poi di cosa o di chi.
Famosa frase che si dice dopo aver lavorato per qualcosa e ottenuto il risultato: “Ragazzi, adesso non perdiamoci di vista”. La cosa puntualmente accade. Peggio se accade ad un gruppo pseudo-politco nato per portare nuove idee e contributi a servizio della città e dei cittadini. Morto prima ancora di nascere, seppellito da lunghissime e sterili discussioni, fra elezioni finto-democratiche, vecchie demagogie, narcisistici interventi.
Il PD per me muore qui. In balia di tante promesse e inesistenti azioni. E’ morto a Roma, figuriamoci in città, fagocitato dall’MPA. Oddio, forse ho sbagliato io a crederci. Magari delusa da una sinistra che non c’è più, ho pensato che era necessario un vento di rinnovamento. Ma qui il vento non rinnova nulla, sparpaglia le carte, crea nuove configurazioni, ma il Marcio rimane, assieme alla sua compagna, sua grazia Inettitudine.
Se qui soffia il vento è solo quello di scirocco che confonde e addormenta le menti, blocca le intenzioni e spegne gli ardori.
Cosa mi resta da fare? Mi acciambello sul divano e mi faccio battezzare dalle scempiaggini che si vedono e ascoltano in TV, mi lascio coccolare dalle frasi qualunquiste, dalle false speranze. Ascolterò anche io le interviste delle sciocche attricette che giustificano i loro caratteri, le loro relazioni con l’unica cultura che posseggono: l’astrologia.
Giustifico anche io il mio sentimentalismo antico, la mia natura malinconica, il mio essere sognatrice dicendo che sono un Cancro? Io non voglio giustificazioni, voglio risposte.
Ma se voglio ottenerne una è meglio che mi rechi su un monte, mi ponga una domanda e mi dia la risposta. Almeno la sentirò ripetere dall’eco. Non si arriva a nulla, ma è pur sempre qualcosa. Di sicuro meglio del silenzio tombale o delle bagarre inutili con i quali ci vogliono insegnare a convivere.

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