Mugugni

Se quest’ufficio avesse il tetto di marzapane e le finestre di cioccolato io sarei Gretel e avrei un po’ di streghe e stregoni attorno. Hansel lo hanno già mangiato da un po’.

Il mio tempo qui è finito. Essere messi da parte, abbandonati al proprio destino, dimenticati ( a parte venire loro in mente quando c’è un bel po’ di lavoro in più da svolgere) è un segno evidente di “non ti vogliamo più”.

Ho fatto la mia lista dei pro e dei contro e sono in pareggio. Ho fatto pure un attento esame di coscienza e ce l’ho pulita. Mi sono comportata bene, e certe volte non avrei dovuto. Certo, ho avuto momenti, li ho anche adesso, nei quali gli istinti omicidi hanno preso il sopravvento sulla mia calma da lord inglese. Devo frenare spesso la lingua, altrimenti direi cose spiacevoli, anche se vere.

Alla fine, invece di girarci intorno, diciamolo qual è il vero problema.

Sto in questo posto da molti anni. Ho mostrato correttezza e abnegazione. Spesso sono stata umiliata, sì è successo pure questo, e altre volte, pur essendone cosciente, ho fatto finta di non capire di essere stata presa in giro. Dopo anni di gavetta pensavo che avrei ricevuto il giusto premio e invece nulla. Accade solo che un giorno mi dicano: “No, non puoi stare più da sola, hai bisogno di qualcuno che ti dia una mano”. Il miracolo avviene, ma quanto dura? Poco. Chi viene dopo va subito via, sia perché si rompe ad essere trattato come l’ultima ruota del carro, sia perché ottiene in poco tempo promozioni. Inspiegabili, per giunta Si, è gente laureata, io ho solo un umile diploma, che poi io sia molto intelligente e il laureato spari grosse minchiate non conta. Conta il titolo. Mi starebbe pure bene, ma il fatto è che non rispettano il mio lavoro. Non capiscono che qui dentro non si ha il tempo di respirare e ti accollano sempre cose nuove anche quelle che non ti spettano. Come è successo poco fa.

Bene, non sono la prima e nemmeno l’ultima che si trova come Daniele dentro la fossa dei leoni. C’è chi sta peggio, chi sta meglio, chi sta così e così. So tutto. Vi pare non lo sappia? Però un conto è saperle le cose e basta e un conto è metterle in pratica.

Certo, potrei essere diversa, iniziare a mettere le scarpe tacco dieci, imbiondirmi i capelli, sculettare per i corridoi. Potrei inventare cene e aperitivi. Potrei essere un deodorante e profumare l’ambiente. Potrei ocheggiare giulivamente con tutti. Parlare usando frasi fatte. Fingere che tutto vada bene e poi elemosinare di nascosto. Potrei fidanzarmi con qualcuno che possa garantire qualcosa a qualcun altro. Potrei fare la spia, potrei arruolarmi nel KGB e infiltrarmi tra i nemici. Potrei fare tante cose, anche se non ho un papà importante, un marito ricco e affermato, un fidanzato con le mani in politica o amico di politici e non sono amica di amici.

Ma sì, facciamo finta che tutto vada bene, tanto chi se ne importa se ogni giorno si vedono le sottolineature, le frasi a mezza bocca si sentono, anche le grida dell’idiota di turno si sentono!

Io alla fine non sono idiota, non sono asina, non sono cretina. Sono intelligente, capace, simpatica, un pochino snob, lo so. Sono un tipo che vale più di tanti tipi che vanno per la maggiore. Sono un fiore raro in mezzo a tante scontatissime rose. Io so di valere e niente di quello che accade lo metterà in dubbio. Se c’è una cosa che ho imparato qui dentro è che l’effetto profumante delle belle parole per mettere a tacere i mugugni introna la mente. Così ho deciso di metterli in pratica su di me.

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