Chimere

I have a dream … lo ha detto Martin Luther King, lo ha ridetto Obama e pure Veltroni, mi pare. E anche se non lo avesse detto Veltroni, lo dico io. HO UN SOGNO. Fare rivivere la biblioteca della mia città.
E’ chiusa da tempo immemorabile. Era il mio rifugio. Era pure la mia dannazione. Era un rifugio perché le ore libere che avevo le passavo rovistando fra gli archivi in cerca di qualche libro da leggere possibilmente di vecchia edizione. Amo i libri ingialliti, scalfiti dal tempo. Che bello era leggere in sala lettura, vicino alla finestra durante le grigie mattine autunnali o nelle giornate piovose d’ inverno.
Era la mia dannazione perché, come al solito, chi lavorava lì era solo un incompetente e ancora peggio pure annoiato di svolgere il suo lavoro.
Vorrei riportarla in vita la mia biblioteca. Vorrei che alla sala lettura si aggiungesse una più moderna sala multimediale, un archivio di quotidiani da potere consultare nel tempo. Mi piacerebbe dedicare una sezione ai libri antichi, quelli di pregio che non si possono toccare neppure perché delicati.
E perché non aggiungere una sala dove poter bere caffè o tea. Dove poter pure leggere. Un piccolo bar, un distributore automatico di merendine e un espositore con dei settimanali o dei mensili, perché anche la carta patinata ha il suo fascino. E poi delle belle riviste che informino sui nuovi libri in uscita.
E pure un bell’addetto alla censura in caso di pubblicazione di altri libri di Moccia, Kinsella e Borrometi vari.
Vabbè … se divento io il responsabile della biblioteca, pago pegno e creo il ghetto delle letture spazzatura.
Tanto resta un sogno. Nel caso in cui la biblioteca riaprisse, la gestione verrà affidata ad un super laureato, letterato o raccomandato babbione che la lascerà morire di nuovo. Gli assistenti verranno direttamente dalla lista dei lavoratori socialmente utili che si DEVONO sistemare e che magari non hanno mai letto nemmeno Topolino.
A questo punto è meglio che la Biblioteca muoia per sempre, meglio vederla perire che in mano a gentaglia.
“Lasciate che i libri vengano a me …” li coccolerò come figli. Li pulirò personalmente. Uno ad uno.
Se dovessi chiedere un miracolo sarebbe quello di togliermi da questo buco arido e catapultarmi dentro una bella biblioteca polverosa e buia. Dagli alti soffitti e da pesanti tavoli in legno. Con ampie finestre a bovindo e belle maioliche sul pavimento.
E poi io … vestita con una lunga tunica nera che mi aggiro per i corridoi come Belfagor al museo. Va bene, lo so, sto esagerando un pochino. Ma questo è il MIO sogno, quindi io sono la regista e pure l’attrice, la scenografa, la fotografa, la costumista ….

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