Oracoli
In qualche modo si farà! Questa è stata la risposta della sibilla nonché capo area. E si è fatto nel solito modo: mi sono dovuta arrangiare. Ora però basta, non ce la faccio più. Non sono un macchina da catena di montaggio e come tutti gli altri che lavorano con me, ho bisogno di tempo per fare le cose e ho pure diritto a prendere cinque minuti di pausa, anche se non bevo caffè. Non trovo giusto che debba svolgere i compiuti più gravosi e fastidiosi e debba guadagnare quattro lire in confronto a chi dovrebbe, ma non fa e si ritrova premiato in busta paga per poi arricchirci di perle di saggezza del tipo: “Non compro un nuovo telefono se non è quello di ultimo grido tecnologico”.
Perché alla fine a questo è servita la promozione, l’aumento di stipendio, il farsi raccomandare e fare finta di essere pure la mente più brillante dell’azienda. A comprare le cose costose e mettercele sotto il naso facendo finta di niente. Intendiamoci, non è gelosia, invidia: è rabbia.
Rabbia perché dopo aver dato più di quello che dovevo mi accorgo che alla fine serve sì, ma non paga. Perché qui, come altrove tutto si misura con la legge del contraccambio. Perché questo soggetto più passa il tempo e meno fa sapendo di essere intoccabile. Perché coloro che hanno deciso di mercanteggiare, vendersi, sottostare alle regole del do ut des mi rovinano la vita. Perché finché si va avanti così quelli come me che possono solo lavorare e sanno solo lavorare non avendo altro da mettere sul bancone del tempio non vedranno mai i loro sogni realizzati e ancora meno vedranno giustizia.
E non c’è nemmeno un dio che questi sudici mercanti li scacci definitivamente via.
Non me ne importa più nulla di mantenere un atteggiamento decoroso, sinceramente inizio a dire in faccia quello che penso, a godere degli intoppi altrui, a sperare che l’intoppo sia il primo di una lunga serie. Ma questi cadono in piedi non perché siano bravi atleti, ma perché c’è chi li sorregge. Sempre e comunque.
E non venite a raccontarmi che alla fine davanti agli occhi di Dio saremo tutti uguali. Se davvero lo fossimo Dio non avrebbe mai permesso tutte le ingiustizie di questo mondo dalle più piccole alle più grandi e non è nella preghiera che sfogo il mio malumore. Non è porgendo l’altra guancia che posso appagare la mia sete di giustizia.
Sono stanca di farmi comandare da questi nani e mezze calze. Stanca di dover giustificare ogni mio malessere e ogni mio malumore come la conseguenza della loro cattiva gestione del mio tempo. Stanca di vedermi invecchiare seduta sempre al mio stesso posto. Non sono fatta per il martirio, non sono fatta per accettare abbassando mestamente il capo. Io non sono una pecora, non seguo le mie compagne, non mi terrorizza il lupo cattivo, né accetto che a tenermi a bada sia un cane.
Diciamola pure tutta. Finiamola di nasconderci dietro a false frasi di stima e affetto. Io non vi voglio bene, nemmeno se ne voleste voi a me. Faccio fatica a voler bene chiunque in questo momento. Tutti mi date noia. Cosa ci faccia ancora qui è chiaro ed è facile capirlo. Tutto si fa per soldi, perché sono loro che muovono il mondo. Perché senza soldi non si campa e di solo amore a vivere non ci si riesce. Non è credibile ormai nemmeno nelle canzonette da quattro soldi.
Probabilmente un giorno fuggirò da qui e andrò a chinare la testa da qualche altra parte, ma se non posso cambiare ruolo che almeno possa cambiare teatro. Tanto resterò sempre un burattino perché a questa categoria appartengo. Magari non sono così ubbidiente come dovrei. Spesso strattono i fili, ma non posso tagliarli perché sennò non potrei più muovere un passo.
Quali miseri burattinai! Non sono nemmeno capaci di variare la recita. La regia è pessima e la scenografia non convince. Dove siano i veri artisti non è dato sapere, saranno nascosti sotto questa melma che giorno dopo giorno cresce.
E non ingigantisco le cose, le racconto per come sono: irrecuperabili. Quando il dialogo è unilaterale, quando è unilaterale la comprensione o il sacrificio e qualunque altro vattelappesca allora non esistono cure, rimedi, soluzioni. E non è nemmeno una sconfitta, si tratta solo di vivere sospesi, in balia dell’idiozia altrui e la mamma dei cretini è perennemente gravida.
E non c’è nemmeno un dio che questi sudici mercanti li scacci definitivamente via.
Non me ne importa più nulla di mantenere un atteggiamento decoroso, sinceramente inizio a dire in faccia quello che penso, a godere degli intoppi altrui, a sperare che l’intoppo sia il primo di una lunga serie. Ma questi cadono in piedi non perché siano bravi atleti, ma perché c’è chi li sorregge. Sempre e comunque.
E non venite a raccontarmi che alla fine davanti agli occhi di Dio saremo tutti uguali. Se davvero lo fossimo Dio non avrebbe mai permesso tutte le ingiustizie di questo mondo dalle più piccole alle più grandi e non è nella preghiera che sfogo il mio malumore. Non è porgendo l’altra guancia che posso appagare la mia sete di giustizia.
Sono stanca di farmi comandare da questi nani e mezze calze. Stanca di dover giustificare ogni mio malessere e ogni mio malumore come la conseguenza della loro cattiva gestione del mio tempo. Stanca di vedermi invecchiare seduta sempre al mio stesso posto. Non sono fatta per il martirio, non sono fatta per accettare abbassando mestamente il capo. Io non sono una pecora, non seguo le mie compagne, non mi terrorizza il lupo cattivo, né accetto che a tenermi a bada sia un cane.
Diciamola pure tutta. Finiamola di nasconderci dietro a false frasi di stima e affetto. Io non vi voglio bene, nemmeno se ne voleste voi a me. Faccio fatica a voler bene chiunque in questo momento. Tutti mi date noia. Cosa ci faccia ancora qui è chiaro ed è facile capirlo. Tutto si fa per soldi, perché sono loro che muovono il mondo. Perché senza soldi non si campa e di solo amore a vivere non ci si riesce. Non è credibile ormai nemmeno nelle canzonette da quattro soldi.
Probabilmente un giorno fuggirò da qui e andrò a chinare la testa da qualche altra parte, ma se non posso cambiare ruolo che almeno possa cambiare teatro. Tanto resterò sempre un burattino perché a questa categoria appartengo. Magari non sono così ubbidiente come dovrei. Spesso strattono i fili, ma non posso tagliarli perché sennò non potrei più muovere un passo.
Quali miseri burattinai! Non sono nemmeno capaci di variare la recita. La regia è pessima e la scenografia non convince. Dove siano i veri artisti non è dato sapere, saranno nascosti sotto questa melma che giorno dopo giorno cresce.
E non ingigantisco le cose, le racconto per come sono: irrecuperabili. Quando il dialogo è unilaterale, quando è unilaterale la comprensione o il sacrificio e qualunque altro vattelappesca allora non esistono cure, rimedi, soluzioni. E non è nemmeno una sconfitta, si tratta solo di vivere sospesi, in balia dell’idiozia altrui e la mamma dei cretini è perennemente gravida.
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