Festival

Ho ripreso l’attività fisica, sono piena di acido lattico e cammino come uno scimpanzé. Odio andare in palestra. Preferirei andare a pattinare, giocare a palla, saltare la corda, ma dove e con chi? Premetto che stare chiusa in una stanza a sollevare pesi e sudare non mi rilassa come sostiene la maggior parte della gente. Anzi, più sudo e più mi innervosisco. Dovrei fare le stesse cose in una piscina, ma l’unica soluzione sarebbe l’acqua gym, ma non mi ci vedo proprio a salterellare a suon di musica. Vabbé, vuol dire che la vivrò come un compito da svolgere per forza, come il lavoro. Devo lavorare per tirare a campare, ma potendo scegliere, ora come ora, preferirei oziare su una spiaggia a leggere e bere tea freddo.
Domenica voglio andare al festival celtico. Chissà se vale la pena o si tratterà delle solite cose terrone che solo noi del luogo riusciamo a combinare. Cosa prevede una colazione celtica? Di sicuro non pane e cacio. Voglio provare tutte le attività, fatta eccezione per la meditazione. Io non posso stare ferma a meditare, mi risulta troppo difficile. Tempo fa, uno pseudo istruttore di yoga mi ha rimproverato di non riuscire a rilassarmi, sono troppo rigida. Non che abbia tutti i torti, ma io riesco a stare in tensione muscolare anche quando sto a galla in acqua.
Allentare la tensione è cosa buona, mi avrebbe fatto bene un paio di giorni fa quando, dopo aver sistemato tuta e scarpette nel borsone, nel chiuderlo, mi sono accorta che un geco era abbracciato al bordo del borsone. Era con gli occhi aperti, ma fermo, immobile, come imbalsamato. Inutile scrivere del mio quarto d’ora di terrore. Ci sono due cose che mi fanno senso: i gechi grandi (quelli piccoli li trovo simpatici) e le blatte (queste grandi e piccole). Se mi imbatto in uno di loro non vado in escandescenza, non grido, né mi metto a correre, ma mi assale un calore strano che parte dalla punta dei piedi e termina in testa. Purtroppo ero da sola in casa e quindi dovevo pur fare qualcosa, altrimenti avrei passato tutta la notte con un intruso in casa. Così ho preso la scopa, ho fatto passare i manici del borsone attraverso il manico della scopa e ho trasportato il borsone sul balcone. Poi ho scrollato il borsone per fare cadere il geco. Un gioco da ragazzi, peccato che per tutta la sera e la nottata ho visto e sentito gechi ovunque.
Anni fa avevo paura anche delle tarantole. Poi ho deciso che avere paura era roba da femminucce, così ho iniziato una terapia d’urto. Sto provando con i gechi (che sembra amino in modo particolare casa mia), però la terapia sta risultando un po’ lunga. Saranno pure dei piccoli coccodrilli, ma non riesco a farmeli piacere. Vorrei tanto, ma pur trovando in loro delle caratteristiche simpatiche (gli occhi tondi, le zampette carine), queste caratteristiche simpatiche, nell’assieme non risultano tali. Vedremo se entro la fine dell’estate riuscirò nell’intento. Poi rimarrà la paura delle blatte, ma di quelle, almeno per ora, non ne sto vedendo in giro e sinceramente non mi mancano.
Tanto per tenervi aggiornati (ma a chi?) continua il mio piccolo stato di grazia. Incredibile, non posso crederci. Sto riscuotendo pure successo. Non mi hanno promossa, se è per questo, ma risulto simpatica a gente che nemmeno volevo vedere. Il capo dei capi … mmh… rimane quello che è e non fatemi scrivere il giusto aggettivo. Lui continua imperterrito ad infestare il sottobosco di viscidi animaletti pieni di zampette e dalla lingua lunga, lunga. Un giorno decide che gli sto simpatica e mi chiama con un vezzeggiativo. Il giorno dopo mi ignora totalmente. Questo succede a cadenza bi-giornaliera. Due giorni gli sto simpatica e i successivi due no. Quale tremenda sofferenza. Ma perché mai mio messere suole trattarmi così malamente? Ad essere lunatica dovrei essere io visto che sono la donna, questa sembra l’eccezione che conferma la regola. Anche se quella famosa canzone: La donna è mobile, qual piuma al vento, muta d’accento e di pensiero … si adatta meglio al mio caro aguzzino.

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