Mattinata da disillusa
Ci sono paure che ci sfiorano in alcuni momenti e per lo più vanno via al sorgere del sole. Altre ci avvolgono subdolamente e ci accompagnano in ogni momento della giornata. Di quelle nessuno se ne dimentica. Le si accantona solo per un po’, ma ce le trasciniamo dietro ovunque andiamo e comunque ne sentiamo l’alito addosso, qualunque azione compiamo.
Esistono paure che non diventano più piccole a mano, a mano che cresciamo, come la paura del buio, ma crescono con noi e con noi abbandonano questo mondo. Quello che non vorrò mai insegnare ai miei figli, semmai ne avrò, è temere le cose e soprattutto gli eventi.
In questi giorni di silenzio non è venuta meno la mia tranquillità. Avrò avuto dei momenti di nervosismo, ma ancora persisto nel non intristirmi. Ho avuto modo di notare come è facile in questa città diventare degli artisti. Se cito poesie con voce orrenda divento artista e attore, se scatto qualche foto e faccio una mostra divento fotografo d’arte, se creo un centrino a filet divento un artista artigiano, se dipingo un quadro orrendo e lo espongo divento maestro e pittore, se rubo e compio azioni illecite e me ne sto al bar con la faccia da schiaffi a ridere degli onesti divento artista assessore.
Credo, però, non sia un problema della mia città, ma di questo paese ridicolo. Sarà pure un bel paese, sarà pure ricco di storia e cultura, ma la gente è della peggiore specie. E’ come se avessimo ereditato dagli avi solo i geni negativi.
Per quanto riguarda il mio piccolo mondo, posso solo dire che continua ad essere popolato da gente con la quale non dividerei nemmeno un tozzo di pane, ma devo invece accettare non di dividere il tozzo, ma di cedere l’intera pagnotta. Per fortuna sono di natura generosa e mangio poco, ma mi chiedo quando e se tornerò a stancarmi di accontentarmi delle sole briciole!
Esistono paure che non diventano più piccole a mano, a mano che cresciamo, come la paura del buio, ma crescono con noi e con noi abbandonano questo mondo. Quello che non vorrò mai insegnare ai miei figli, semmai ne avrò, è temere le cose e soprattutto gli eventi.
In questi giorni di silenzio non è venuta meno la mia tranquillità. Avrò avuto dei momenti di nervosismo, ma ancora persisto nel non intristirmi. Ho avuto modo di notare come è facile in questa città diventare degli artisti. Se cito poesie con voce orrenda divento artista e attore, se scatto qualche foto e faccio una mostra divento fotografo d’arte, se creo un centrino a filet divento un artista artigiano, se dipingo un quadro orrendo e lo espongo divento maestro e pittore, se rubo e compio azioni illecite e me ne sto al bar con la faccia da schiaffi a ridere degli onesti divento artista assessore.
Credo, però, non sia un problema della mia città, ma di questo paese ridicolo. Sarà pure un bel paese, sarà pure ricco di storia e cultura, ma la gente è della peggiore specie. E’ come se avessimo ereditato dagli avi solo i geni negativi.
Per quanto riguarda il mio piccolo mondo, posso solo dire che continua ad essere popolato da gente con la quale non dividerei nemmeno un tozzo di pane, ma devo invece accettare non di dividere il tozzo, ma di cedere l’intera pagnotta. Per fortuna sono di natura generosa e mangio poco, ma mi chiedo quando e se tornerò a stancarmi di accontentarmi delle sole briciole!
Commenti
Posta un commento