Arghhhh

E anche l’ultimo è schiattato. I miei neuroni sono tutti morti, stecchiti, kaputt. Non hanno fatto in tempo a riprodursi. Il lavoro e l’impegno richiesti, pardon, pretesi, sono stati eccessivi, così il mio cervello, adesso, serve solo a comandare, anzi mendicare, che gli arti corrispondano ai suoi impulsi e proprio se vuole strafare, può comunicare alla mascella che deve muoversi a meno che non voglia che io inghiotta il cibo senza masticare.
E’ interessante notare che l’equa distribuzione dei compiti, in questo girone dantesco, sembra essere più difficile da effettuare che risolvere un’equazione di Einstein. Qualcuno rimane tutto il giorno in attesa che gli venga affidato un compito, qualche altro (io e un altro paio di fortunati) sembriamo formiche ubriache. Boh. E che me ne viene? Se contiamo che più della metà dello stipendio serve a pagare il mutuo e il resto va speso per la sopravvivenza, mi chiedo quando e come riuscirò a mettere da parte qualcosa. Magari quei soldi necessari per pagarmi lo strizzacervelli o la degenza in un reparto neuro-psichiatrico per curarmi i nervi che LORO hanno largamente contribuito a farmi saltare.
A parte il fatto (e di questo mi complimento ASSAI, ASSAI, con me stessa) che ormai ho raggiunto la perfetta padronanza dei miei nervi ballerini, posso solo constatare che incavolarsi o meno non serve a nulla. Quello che è, è quello che rimane. La realtà sempre quella é. Di certo, con tutto questo gran daffare riesco a interrogarmi verso mezzanotte, quando il cervello va in stand-by e inizio a pensare a me stessa e a tutto quello del quale mi importa veramente? PANICO.
E il mio compleanno si avvicina? Quest’anno vorrei un solo regalo. Andare via da qui. Non cerco la strada più facile, vorrei solo farmi in quattro per qualcosa della quale valga la pena, o almeno la mezza pena. Confinata, vita natural durante, qui dentro, senza vie di fuga o alternative, mi sento come un’orchidea in un deserto. Perdonatemi l’azzardo.
Poi, sinceramente, mi sono scocciata ad avere a che fare con gli arroganti, con i colleghi che sembrano vivere costantemente nel periodo della pubertà che vanno in visibilio per un paio di tacchi alti o per i cerchi in lega da 18” dell’ultima fuori serie, con le colleghe bugiarde e paracule che si sentono infallibili, con le altre che aspirano a prendere il tuo posto, pensando sia idilliaco. Per non parlare dell’arruolamento degli amici e dei parenti. Boh. Per fortuna, anche in questo posto infernale, c’è qualcuno su cui fare affidamento. Qualche anima pura o almeno mezzo infangata come la mia. Qualcuno con cui poter condividere il momento no, o sparlare delle carogne infami. Insomma, magari non un amico, ma qualcuno che ci si avvicina tanto.

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