Un genio in bottiglia
Da oggi sono una gestante. Gravidanza difficile e laboriosa, però, fra qualche tempo, sarò mamma. Di un piccolo, splendido libro rilegato in copertina patinata e rigida. Sarà una mezza schifezza, ma ogni scarrafone è bello ‘a mamma soia.
E’ arrivato il momento. Proprio adesso che tutto è diventato ancora più instabile. Dovrei di sicuro pensare a trovare un’opzione, ma dove sono le opportunità a fine Luglio, con un Agosto che parla solo di ferie e un autunno ancora lontano, ma parco di novità?
Non lo so, mi aspettavo che prima o poi sarebbe successo. L’ho sempre immaginato, prospettato, se si vuole , gufato, ma ora che tutto si avvicina mi trovo impreparata. Perché quello che si avvicina ha scelto un tempo difficile. Io che so, guardo gli altri muoversi allegramente, scioccamente a pensare che tutto vada bene e bene, invece, non va. Ci sono dei cambiamenti che non vorrei mai fare, altri, invece, li ho sempre desiderati. Questo però non è un cambiamento: è un fallimento, non mio, ma in quanto tale mi sta trascinando a fondo.
Forse si è sta creando più allarmismo del necessario, ma siccome ho delle antenne sensibili alle sciagure, avverto la tempesta prima che si avvicini, prima ancora che le nubi oscurino il sole.
Peccato, avevo fatto quattro conti, avevo compilato le mie famose liste dei pro e dei contro, mi ero fatta coraggio e avevo deciso che bisognava “fare”. Ora, invece, mi rendo conto che non è assolutamente il tempo del fare e non mi è concesso nemmeno il tempo dell’attesa. Tempo che richiede un lusso che non ho.
Inoltre, conosco talmente bene i polli che qualunque azione possano compiere non mi meraviglierebbe per niente. Azioni giammai intelligenti, per giunta. Peccato che adesso la stupidità sia velata di una certa dose di malignità che guasta ogni più flebile speranza. Non che mi sia mai creduta una privilegiata. Certo, assistere allo scempio di uno spettacolo da spettatrice e non da attrice è di sicuro meglio, ma alla fine, sotto, sotto, ho sempre sperato che dalle ceneri risorga una nuova fenice. Peccato che coloro con i quali ho a che fare, poco hanno della fenice e molto hanno dei polletti da allevamento.
Non so che cosa mi aspetta, adesso. So che devo iniziare a muovermi e indirizzare le antenne verso qualcosa che non sia solo captare disgrazie. Se fossi un genio tornerei a rinchiudermi nella mia lampada in vetro di murano, tanto per essere un genio di classe. Per ora ho solo una bottiglia vuota, di plastica e non posso neppure entrarci dentro, posso solo fissarla.
Essere una Cassandra avrà pure il suo lato romantico, ma di certo non ti dà il necessario per vivere.
E’ arrivato il momento. Proprio adesso che tutto è diventato ancora più instabile. Dovrei di sicuro pensare a trovare un’opzione, ma dove sono le opportunità a fine Luglio, con un Agosto che parla solo di ferie e un autunno ancora lontano, ma parco di novità?
Non lo so, mi aspettavo che prima o poi sarebbe successo. L’ho sempre immaginato, prospettato, se si vuole , gufato, ma ora che tutto si avvicina mi trovo impreparata. Perché quello che si avvicina ha scelto un tempo difficile. Io che so, guardo gli altri muoversi allegramente, scioccamente a pensare che tutto vada bene e bene, invece, non va. Ci sono dei cambiamenti che non vorrei mai fare, altri, invece, li ho sempre desiderati. Questo però non è un cambiamento: è un fallimento, non mio, ma in quanto tale mi sta trascinando a fondo.
Forse si è sta creando più allarmismo del necessario, ma siccome ho delle antenne sensibili alle sciagure, avverto la tempesta prima che si avvicini, prima ancora che le nubi oscurino il sole.
Peccato, avevo fatto quattro conti, avevo compilato le mie famose liste dei pro e dei contro, mi ero fatta coraggio e avevo deciso che bisognava “fare”. Ora, invece, mi rendo conto che non è assolutamente il tempo del fare e non mi è concesso nemmeno il tempo dell’attesa. Tempo che richiede un lusso che non ho.
Inoltre, conosco talmente bene i polli che qualunque azione possano compiere non mi meraviglierebbe per niente. Azioni giammai intelligenti, per giunta. Peccato che adesso la stupidità sia velata di una certa dose di malignità che guasta ogni più flebile speranza. Non che mi sia mai creduta una privilegiata. Certo, assistere allo scempio di uno spettacolo da spettatrice e non da attrice è di sicuro meglio, ma alla fine, sotto, sotto, ho sempre sperato che dalle ceneri risorga una nuova fenice. Peccato che coloro con i quali ho a che fare, poco hanno della fenice e molto hanno dei polletti da allevamento.
Non so che cosa mi aspetta, adesso. So che devo iniziare a muovermi e indirizzare le antenne verso qualcosa che non sia solo captare disgrazie. Se fossi un genio tornerei a rinchiudermi nella mia lampada in vetro di murano, tanto per essere un genio di classe. Per ora ho solo una bottiglia vuota, di plastica e non posso neppure entrarci dentro, posso solo fissarla.
Essere una Cassandra avrà pure il suo lato romantico, ma di certo non ti dà il necessario per vivere.
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