Punto

Il conto alla rovescia è iniziato. E’ stata formalmente presentata la nuova realtà aziendale. Ora non mi resta altro che guardarmi attorno e sperare in un miracolo. Siccome la mia fede, attualmente, è latitante non credo che qualche entità suprema sia disposta ad alzare un dito per aiutarmi.
Da una parte avverto un senso di liberazione, quel tipo di liberazione che ti prende quando temi che un fatto accada e vivi nell’angoscia e poi questo accade e non ti meraviglia più di tanto. Temo che dalle ceneri non risorgeremo. Almeno non io.
Ho letto l’oroscopo ieri sera. Io non lo faccio mai, ma se mi capita fra le mani quello della Repubblica delle Donne lo faccio, perché è scritto in un modo intelligente, ironico, divertente. Ricorreva la parola punto. Infatti: il punto. Quello che dovrei fare io è usarla questa benedetta parola e metterla in pratica. Devo fare il punto della situazione, devo mettere i puntini sulle i e lasciare qualche punto di sospensione e soprattutto guardare tutto da un altro punto di vista. Sto cercando di farlo. Con l’ultimo sforzo del quale sono capace. Dopo non credo ci saranno altre energie da spendere. Ho toccato il fondo, giusto l’altro ieri. Non credevo di essere così debole o forse sono solo stanca. E quel che è peggio è sentirsi stanchi dentro quando già si è stanchi a causa del caldo e dell’umidità. Stanchi del vento zeppo di sabbia africana e dei gechi che popolano la propria casa. Già, i gechi. Quegli esserini simpatici, quei piccoli coccodrillini che sembrano amare in modo particolare casa mia. Non è un amore ricambiato, direi per nulla. Eppure sembrano venire a cercarmi in continuazione. E’ un dramma. Cammino per casa proteggendomi la testa e il collo per paura che me ne caschi qualcuno addosso. Controllo i muri con circospezione maniacale. La notte mi sveglio temendo che ne sia entrato qualcuno e che passeggi sopra la mia testa. Un incubo che dura tre mesi e mezzo fino a quando non vanno, finalmente, in letargo. E questo significa che è arrivato l’autunno.
In questi giorni di umore tempestoso ho notato che non ho più un’amica. Non parlo di conoscenti, parlo di amiche, quelle con cui parli, chiacchieri, dividi un gelato, ti confidi, guardi le vetrine, spettegoli e passi il tuo tempo libero, o almeno una parte. I miei amici sono tutti maschi. Affidabili, simpatici, gentili, dolci, affettuosi, ma un’amica è come uno specchio, la osservi e vedi riflessa la tua immagine.
Ho valutato le persone che frequento, mi sono chiesta se andrebbero bene per queste cose. Ho pure pensato di essere più espansiva e propositiva. Poi, il solito diavoletto, mi ha fatto venire in mente una domanda: Perché devo essere io a fare il primo passo? Perché non l’altra persona? Lo so, lo so che così non ne esco, ma in fondo è la realtà. Io non sono brava a fare il primo passo, sono introversa, schiva, pure timida. Non mi piace muovermi rischiando di apparire un orso in una serra di fiori delicati.
Ora ho un progetto in mente e a dire il vero i progetti sono diventati due. Il primo è ormai noto: il mio libro. Il secondo è un piccolo segreto. Un’idea balzana che mi è saltata in mente e che vorrei rendere reale. Non ne parlo per paura, per superstizione o non so per quale altro motivo. Credo, però, che mi darà qualche soddisfazione. Non mi resta che attendere.

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