Ritorni
Quaderni nuovi, nuovo diario/agenda, penne, matite e gomme nuove, pure un tempera matite. Così ho fatto ritorno al lavoro. In aggiunta pure un venticello settembrino e un cielo coperto di nuvole. Ho solo dimenticato il solito cd del dopo-ferie: Quello che Non di Guccini. Non è stato un trauma. E’ che se fossi mancata un paio di giorni. In compenso ho la testa piena di stupide idee e zero tempo a disposizione.
Ho trovato i grandi capi ad accogliermi. Avevo quasi dimenticato che adesso faccio parte di un grande gruppo societario. Sono così felice che ogni giorno penso sempre più intensamente a quanto sarebbe bello poter avere un’attività tutta mia. Una mia lontanissima parente ha rilevato una cartoleria, un mio amico ha appena ricevuto due nuove proposte di lavoro, una mia amica ha avuto la cattedra annuale vicino casa, per giunta. Tutti hanno ricevuto delle buone notizie. Io invece continuo a sognare. Sto portando avanti il mio progetto, difficile che mi porti delle belle novità, ma non posso fare altro che metterci tutta la mia buona volontà, per il resto mi affido alla buona provvidenza.
In questi giorni di ferie mi sono divertita un mondo a guardare il telefilm: La Signora in Giallo. Ormai conosco tutte le puntate a memoria. A parte quando la puntata è tutta incentrata sull’amico ladro della signora Fletcher, non riesco mai ad annoiarmi. L’idea di una signora avanti con l’età, scrittrice di successo e che vive in un paesino sul mare, nel New England, come piacerebbe a me, mi fa volare con la fantasia. Ci aggiungo qualche racconto della Strout, per esempio Olive Kitteridge e la voglia di trasferirmi prende il sopravvento. Un giorno scriverò un libro di successo, realizzerò un’opera d’arte, scoprirò l’uovo di colombo e allora anche io cotonerò i capelli, indosserò degli improbabili tailleurs, metterò un foulard, dipingerò di rosso le labbra e ficcherò il naso nei fatti della gente come la signora Fletcher. Tanto i cinquant’anni sono più vicini di quanto io possa pensare o temere.
Intanto sono tornata nella mia gabbietta, fra il solito vocio e ho già parlato al telefono con i soliti clienti noiosissimi e petulanti. Ho già sbattuto due volte le ginocchia sullo spigolo della cassettiera e sbattuto il fianco sul divisorio della scrivania ogni volta che mi sono alzata per uscire dalla stanza. Questo perché stiamo in quattro quando lo spazio è ideato per un numero massimo di due persone. Ma noi siamo bravissimi a razionalizzare gli spazi è altrove che non razionalizziamo niente.
Mi mancano il divano, il ronzio del ventilatore, i miei lavoretti pomeridiani, mi mancano le uscite senza un orario e una meta fissi. Mi mancano la colazione a casa, la mattina presto, la mia ciotola con i fiocchi di mais glassati e il latte, mi mancano il gelato la sera e i ghiaccioli dopo pranzo.
Intanto ho rotto il ghiaccio (oddìo come odio le frasi fatte), domani vedrò come indirizzare questa mia nuova energia.
Ho trovato i grandi capi ad accogliermi. Avevo quasi dimenticato che adesso faccio parte di un grande gruppo societario. Sono così felice che ogni giorno penso sempre più intensamente a quanto sarebbe bello poter avere un’attività tutta mia. Una mia lontanissima parente ha rilevato una cartoleria, un mio amico ha appena ricevuto due nuove proposte di lavoro, una mia amica ha avuto la cattedra annuale vicino casa, per giunta. Tutti hanno ricevuto delle buone notizie. Io invece continuo a sognare. Sto portando avanti il mio progetto, difficile che mi porti delle belle novità, ma non posso fare altro che metterci tutta la mia buona volontà, per il resto mi affido alla buona provvidenza.
In questi giorni di ferie mi sono divertita un mondo a guardare il telefilm: La Signora in Giallo. Ormai conosco tutte le puntate a memoria. A parte quando la puntata è tutta incentrata sull’amico ladro della signora Fletcher, non riesco mai ad annoiarmi. L’idea di una signora avanti con l’età, scrittrice di successo e che vive in un paesino sul mare, nel New England, come piacerebbe a me, mi fa volare con la fantasia. Ci aggiungo qualche racconto della Strout, per esempio Olive Kitteridge e la voglia di trasferirmi prende il sopravvento. Un giorno scriverò un libro di successo, realizzerò un’opera d’arte, scoprirò l’uovo di colombo e allora anche io cotonerò i capelli, indosserò degli improbabili tailleurs, metterò un foulard, dipingerò di rosso le labbra e ficcherò il naso nei fatti della gente come la signora Fletcher. Tanto i cinquant’anni sono più vicini di quanto io possa pensare o temere.
Intanto sono tornata nella mia gabbietta, fra il solito vocio e ho già parlato al telefono con i soliti clienti noiosissimi e petulanti. Ho già sbattuto due volte le ginocchia sullo spigolo della cassettiera e sbattuto il fianco sul divisorio della scrivania ogni volta che mi sono alzata per uscire dalla stanza. Questo perché stiamo in quattro quando lo spazio è ideato per un numero massimo di due persone. Ma noi siamo bravissimi a razionalizzare gli spazi è altrove che non razionalizziamo niente.
Mi mancano il divano, il ronzio del ventilatore, i miei lavoretti pomeridiani, mi mancano le uscite senza un orario e una meta fissi. Mi mancano la colazione a casa, la mattina presto, la mia ciotola con i fiocchi di mais glassati e il latte, mi mancano il gelato la sera e i ghiaccioli dopo pranzo.
Intanto ho rotto il ghiaccio (oddìo come odio le frasi fatte), domani vedrò come indirizzare questa mia nuova energia.
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