Ah, quanto fumo si levò che non fu fiamma; sii forte e sereno anche nei giorni dell'avverso fato
Quando piove non piove sul bagnato, mi piove dentro casa. Questa è una novità che si aggiunge ai numerosi interventi che dovrei fare in casa e allunga la fine del tunnel. A volte ho la sensazione di guidare un’auto e perdere pezzi strada facendo. Quanta pazienza ancora dovrò avere prima di tirare un respiro di sollievo? Accanto mi scorro pezzi di vita: gente che compra case, vestiti nuovi, nuove automobili. C’è chi organizza il proprio matrimonio, chi regala viaggi alla fidanzata, chi affitta la seconda casa, chi la eredita. Tutta gente che conosco ed a qualcuno voglio pure bene. Non è invidia quello che provo, ma scoramento. “E pur si muove”… direbbe Galilei.
Non so se esista una spiegazione scientifica al perché per qualcuno è facile e per altri no. Forse è solo casistica oppure esiste veramente il Destino che io da piccola immaginavo come un vecchio con il mantello, capelli lunghi, barba e le dita secche e lunghe. Un po’ come Dio. E chissà che non siano lo stessa cosa. E non ho più voglia di sentire la solita frase del “pensa positivo”. Rischierei di apparire sciocca ed io non lo sono.
Vorrei dire, poi, all’omino dispettoso che può pure farmi crollare il tetto in testa, allagare casa, fare in modo che arrivi il secondo diluvio universale. A me la pioggia piacerà lo stesso e continuerò ad odiare il sole. Anche se in questi giorni mi immagino seppellita dalle macerie, immobilizzata e con un geco enorme che mi cammina sulla faccia. Caro omino dispettoso, puoi pure rendere la mia vita un inferno, ma non puoi indurmi ad odiare le cose che amo sin da quando sono nata.
E’ vero, oggi sono giù di tono, ma voglio sfidare chiunque sia capace, vivendo una vita piena di contrasti, di camminare saltellando e fischiettando le canzoni di Tutti insieme appassionatamente. Ma siamo scemi? Per questo fingere di essere simpatica e pimpante certi giorni mi sfianca più di altri. Mostriamo pure la maschera che gli altri si aspettano da te, ma la sera si somma tutta la stanchezza accumulata: quella dovuta ai miei problemi e quella dovuta alla finzione.
Se avessi avuto la possibilità di chiudermi la porta alle spalle e lasciare banalmente fuori i problemi di certo non starei qui a piangermi addosso. E’ che sin da piccola la cappa scura delle difficoltà aleggiava dentro casa. A furia di vivere nella nebbia per forza, una volta incontrato il sole, questo ti offende gli occhi.
Qualcuno a cui voglio bene, dice che bisogna soltanto sapere aspettare, che le cose sono destinate a migliorare, ma io non ci credo. Perché sono più grande e questi anni bui li vivo da molto più tempo e perché non ho l’approdo sereno che ha lui. Io le cose mi tocca trascinarmele dietro e me le sento sulle spalle e sullo stomaco, proprio come il tizio della pubblicità con il cinghiale sulla pancia.
Credo che per stare meglio debba rinunciare, ancora, per l’ennesima volta. Perdere ancora per riacquistare serenità, oppure provare un’ultima volta sforzandomi perché il pensiero diventi azione sperando di non finire come Giuseppe Mazzini.
Certe notti per dormire mi metto a leggere,
e invece avrei bisogno di attimi di silenzio.
Certe volte anche con te, e sai che ti voglio bene,
mi arrabbio inutilmente senza una vera ragione.
Sulle strade al mattino il troppo traffico mi sfianca;
mi innervosiscono i semafori e gli stop, e la sera ritorno con malesseri speciali.
Non servono tranquillanti o terapie
ci vuole un'altra vita.
Su divani, abbandonati a telecomandi in mano
storie di sottofondo Dallas e i Ricchi Piangono.
Sulle strade la terza linea del metrò che avanza,
e macchine parcheggiate in tripla fila,
e la sera ritorno con la noia e la stanchezza.
Non servono più eccitanti o ideologie
ci vuole un'altra vita.
Non so se esista una spiegazione scientifica al perché per qualcuno è facile e per altri no. Forse è solo casistica oppure esiste veramente il Destino che io da piccola immaginavo come un vecchio con il mantello, capelli lunghi, barba e le dita secche e lunghe. Un po’ come Dio. E chissà che non siano lo stessa cosa. E non ho più voglia di sentire la solita frase del “pensa positivo”. Rischierei di apparire sciocca ed io non lo sono.
Vorrei dire, poi, all’omino dispettoso che può pure farmi crollare il tetto in testa, allagare casa, fare in modo che arrivi il secondo diluvio universale. A me la pioggia piacerà lo stesso e continuerò ad odiare il sole. Anche se in questi giorni mi immagino seppellita dalle macerie, immobilizzata e con un geco enorme che mi cammina sulla faccia. Caro omino dispettoso, puoi pure rendere la mia vita un inferno, ma non puoi indurmi ad odiare le cose che amo sin da quando sono nata.
E’ vero, oggi sono giù di tono, ma voglio sfidare chiunque sia capace, vivendo una vita piena di contrasti, di camminare saltellando e fischiettando le canzoni di Tutti insieme appassionatamente. Ma siamo scemi? Per questo fingere di essere simpatica e pimpante certi giorni mi sfianca più di altri. Mostriamo pure la maschera che gli altri si aspettano da te, ma la sera si somma tutta la stanchezza accumulata: quella dovuta ai miei problemi e quella dovuta alla finzione.
Se avessi avuto la possibilità di chiudermi la porta alle spalle e lasciare banalmente fuori i problemi di certo non starei qui a piangermi addosso. E’ che sin da piccola la cappa scura delle difficoltà aleggiava dentro casa. A furia di vivere nella nebbia per forza, una volta incontrato il sole, questo ti offende gli occhi.
Qualcuno a cui voglio bene, dice che bisogna soltanto sapere aspettare, che le cose sono destinate a migliorare, ma io non ci credo. Perché sono più grande e questi anni bui li vivo da molto più tempo e perché non ho l’approdo sereno che ha lui. Io le cose mi tocca trascinarmele dietro e me le sento sulle spalle e sullo stomaco, proprio come il tizio della pubblicità con il cinghiale sulla pancia.
Credo che per stare meglio debba rinunciare, ancora, per l’ennesima volta. Perdere ancora per riacquistare serenità, oppure provare un’ultima volta sforzandomi perché il pensiero diventi azione sperando di non finire come Giuseppe Mazzini.
Certe notti per dormire mi metto a leggere,
e invece avrei bisogno di attimi di silenzio.
Certe volte anche con te, e sai che ti voglio bene,
mi arrabbio inutilmente senza una vera ragione.
Sulle strade al mattino il troppo traffico mi sfianca;
mi innervosiscono i semafori e gli stop, e la sera ritorno con malesseri speciali.
Non servono tranquillanti o terapie
ci vuole un'altra vita.
Su divani, abbandonati a telecomandi in mano
storie di sottofondo Dallas e i Ricchi Piangono.
Sulle strade la terza linea del metrò che avanza,
e macchine parcheggiate in tripla fila,
e la sera ritorno con la noia e la stanchezza.
Non servono più eccitanti o ideologie
ci vuole un'altra vita.
CHI CERCA DI VIVERE PENSANDO POSITIVO NON E' STUPIDO... CARISSIMA, DOVRESTI ESSERE MENO AVVELENATA E CERCARE DI CAPIRE CHE LA NEGATIVITA' LA ATTIRI TU CON L' INVIDIA E LA FRUSTRAZIONE CHE TI PORTI DENTRO.
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