All'anonimo codardo


Oggi il cumulonembo che ho sulla testa si è allargato. E’ enorme, straripante. Mi sono arrabbiata, mi hanno fatta arrabbiare.
Caro Anonimo è facile sputare sentenze. Lo so perché l’ho fatto pure io. Leggi quattro righe, alcuni vaneggiamenti dell’animo umano e in un secondo credi di aver capito tutto, ma non hai capito niente. E’ ancora più facile giudicare se ci si nasconde dietro l’anonimato, sintomo di codardia. Io accetto le opinioni altrui, ma devono avere un volto, un nome dietro, anche se sconosciuti. In questo caso mi si può insultare, criticare, dileggiare.
Non chiamarmi “carissima”. Caro è qualcuno che ci sta vicino e a cui vogliamo bene. E basta. L’uso in altri contesti non mi piace. E poi, non è una precisazione perché non devo precisare nulla, non sono invidiosa. Odio gli invidiosi almeno quanto il sentirmi appellare con “carissima”. Frustrata sì, anche tanto. Ma non penso ci sia nulla di male.
Cosa vuole dire frustrato? Apri un dizionario.”Stato psicologico di sconfitta e di delusione, che insorge in chi si trovi di fronte a difficoltà giudicate insormontabili”.
Non credo che la definizione sia poi così corretta. Giudicate Insormontabili … vuol dire che le situazioni sono giudicate tali, ma in realtà non lo sono. Non è detto. Potrebbero esserlo, ma capita di trovarsi in situazioni che non si possono gestire nonostante la nostra volontà. Però ci scommetto che il termine lo hai usato in modo dispregiativo, altrimenti, se la tua intenzione fosse stata diversa, non avresti detto che sono avvelenata o invidiosa. Quindi usi termini dei quali non conosci pienamente il significato. E questo è male, soprattutto quando ci si rivolge a qualcuno scrivendo. Ogni parola va soppesata, studiata per non incorrere in fraintendimenti.
Tu mi immagini come un’anima in pena che cammina radente i muri, guardando bieco chi mi passa accanto, soprattutto se più fortunato di me. Mettimi pure in uno scantinato, dammi in mano ingredienti come zampe di rana, risata di strega, e mi trasformo nella matrigna di Biancaneve. Non farmi ridere. Non ne ho voglia. Io mi esamino, mi scruto, mi studio e spesso mi critico. So dove posso arrivare e conosco quello che mi è precluso. Credi che io soffra per questo? E’ tutto più complicato, più difficile da capire e non voglio nemmeno si capisca. Sono cose mie e decido io quali sono i limiti oltre i quali non scoprirmi, anche in questo blog.
Non farmi della filosofia spicciola. Non comportarti come un Coelho della letteratura spazzatura. Chi si sforza di vivere pensando positivo non è stupido, è solo sciocco. Anche io sogno, spesso ad occhi aperti, ma so qual è la realtà. Se non fossimo capaci di scindere ciò che è reale da ciò che desideriamo saremmo ancora dei bambini che un giorno sono principi, altri astronauti, altri ancora supereroi.
Vorrei capire, poi, come si attira questa negatività! Gufando? Non sono superstiziosa. Oppure come un rabdomante, legnetto in mano, vado a cercarmi le sciagure? E’ tutto molto ridicolo. Non c’è termine di paragone, ma allora chi soffre la fame, le guerre, le violenze? E’ tutta gente che non pensa positivo? Si tira addosso le disgrazie?
Guardare la gente che vive e avvertire scoramento nel sentire la propria vita scorrere su binari morti non significa essere invidiosi della vita altrui. Leopardi viveva di riflesso e ha scritto pagine bellissime. E tu come vivi? Sei sempre ottimista, sei quello che vede il bicchiere sempre mezzo pieno? Non ti sei mai sentito perso? Hai quello che vuoi? Buon per te. Io ogni mattina indosso la mia corazza e affronto il mondo, forse per il verso sbagliato, ma lo faccio. A modo mio. Spesso perdo, a volte pareggio. Non ho mai vinto e se mi capita di invidiare le vittorie altrui non è con cattiveria. Sogno per me le cose migliori, come chiunque altro, come penso faccia pure tu. E’ lecito, è consentito. E’ umano.

Commenti

Post più popolari