Ma che bello, che bello, che bello.

Che bello, che bello, che bello! Fiera: venerdì, sabato e domenica. Dodici ore di noia totale, presumo. Perché chi vuoi che venga durante un fine settimana assolato avendo a disposizione una bellissima spiaggia? Nessun problema, per carità, non avevo programmi anche se volevo dare sfogo all’estro creativo. Se non lo faccio durante i fine settimana, quando potrei?
Già mi immagino i soliti ingegneri siculi e calabri (se proprio vogliamo spostarci al nord) con le loro Lacoste dal colletto alzato. Accompagnati, a volte, da figli allampanati, future promesse dell’ingegneria, oppure dalla mogli sempre ossigenate, con i rossetti fucsia, super abbronzate e adornate da collane etniche.
Potrei sfruttare la situazione, raccogliere tutte le cianfrusaglie (poche ahimé) fino ad oggi create ed esporle sul banco. Magari do il via alla mia nuova attività parallela. Potrei suscitare consensi.
Seriamente parlando, a parte un certo malessere e disagio fisico che mi porterò appresso, dovuto a certe incombenze mensili (mannaggia, mi fregano sempre) non è che poi non sia male l’idea di cambiare aria per due o tre giorni. Certo, sempre di aria sicula si tratta, ma mi sposto di qualche grado in latitudine e longitudine!
Mi perderò lo spettacolo del Carlino di turno, durante la mia passeggiata domenicale al mare. Certo che siamo proprio strampalati! I clandestini non li vogliamo, gli extracomunitari, anche se con permesso di soggiorno, ci infastidiscono se vogliono venderci qualcosa. Poi arriva uno con una consolle da quattro soldi che nemmeno suona e canta, ma propina musica antidiluviana e gli permettiamo non solo di occupare il suolo pubblico (magari avrà uno straccio di autorizzazione) ma di disturbare chiedendo che gli venga fatta un’offerta. Un’offerta per cosa? Dobbiamo necessariamente chiudere un occhio perché il signore fa parte del folklore locale? Abbiamo due pesi e due misure perché il signore cromaticamente ci è più familiare?
Meglio lasciar perdere, tanto per come vanno le cose, parlare è inutile, le coscienze non solo non si risvegliano, sono in uno stato catatonico fino a data da destinarsi. Un po’ come le pratiche che invii al comune, si perdono nei meandri di non so cosa. Che stanchezza vivere qui. Proprio non ci faccio l’abitudine.
Barcamenandomi fra un lavoro stressante, un hobby che vorrei tanto far diventare redditizio, la mia passione per i cup-cakes e tutto quello che è dolce anglo/americano cerco di chiudere il mondo fuori. Purtroppo, a volte, mi tocca uscire, fosse solo per comprare la farina e allora il mondo mi ingoia. Spero solo gli sia indigesta.

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