La legge delle cose
Quando ero una stupida settenne mi sono incapricciata di una telenovelas che mia mamma vedeva nel pomeriggio. Si chiamava Marina ed era la storia di un vedovo che sposava in seconde nozze una bella ragazza di campagna. Questa povera donna doveva vedersela con la governante di casa che le metteva sempre i bastoni fra le ruote e non perdeva occasione per metterla in cattiva luce ed esaltare le doti e la bellezza della defunta Alice. La stanza di Alice era chiusa e nessuno poteva entrarci e c'era un diario che Marina trovò al quale mancavano delle pagine che svelavano il mistero di Alice. L'ultima puntata quella porta si aprì ed io rimasi molto delusa. Mi aspettavo chissà cosa e c'era solo una stanza normale con pesanti tende e un paio di pantofole di seta con pon pon di struzzo di un tenue colore rosa. Lì si rintanava la povera pazza della governante sognando di essere Alice e Alice non era altro che una donna che aveva tradito il marito, avuto una figlia da un amico comune e ingannato, sempre il marito, facendolo credere sterile.
Perché racconto questo? Perché nella mia mente bambina io ero innamorata dalla bellezza di Marina e incantata da Roberto, suo marito. Un uomo che a vederlo adesso, con l'aiuto di You Tube, non é niente di speciale, ma che io vedevo come una specie di principe azzurro. Da grande volevo essere come Marina, con quella boccuccia a cuore che quando chiamava il marito sembrava che le "o" pronunciate da lei, fossero tutte "u". "Rubertu ..." E poi la lunga collana di perle con un nodo finale, i vestiti e i cappellini. La storia era ambientata negli anni venti e l'attrice (molto bella) era proprio deliziosa. Io stavo ore davanti allo specchio a mettermi la matita nera e spalmarmi le labbra di rossetto rosso lacca di mia mamma perché volevo essere lei.
Poi il mio interesse si spostò verso altre cose e dimenticai la bella Marina e il tenebroso Roberto, fino a quando, durante una noiosa pausa pranzo non so nemmeno per quale motivo, mi balenò in testa la storia di Marina e andai a cercare qualche filmato su You Tube.
Devo ammettere che da grande non sono diventata come lei, a parte la boccuccia a cuore, anche se le labbra della tizia sono decisamente più turgide e belle. Nessuna collana di perle, né rossetto rosso. Sono una ragazza, e dovrei dire donna, con una zazzera bella corta, innamorata dei pantaloni e degli scarponcini e che l'unica nota frivola che si concede é solo una spruzzata di profumo di qualità.
Eppure mi diverto a creare brillocchi. Intendo collanine, pendenti, ciondoli. Roba che non indosserei ma che mi affascina lo stesso. E sogno di esporli, un giorno. Farli vedere. Mostrarli e chissà che non lo faccia qui.
Ma non solo brillocchi. Ho una fissa per i top-cake. Mi piace realizzarli in pasta sintetica o in ceramica fredda. La sposa e lo sposo. Li immagino su una bella torta decorata con pasta di zucchero stile inglese. Immagino troppe cose, ma credo sia tardi per sognare. O solo per inseguire la parvenza del sogno.
"Chissa..." ho detto ieri sera "Dovrei prendere il coraggio a due mani e mollare quello che mi rende infelice e forse qualcosa cambierà". "Non puoi mollare. Non é possibile." La risposta é stata quella giusta, ma mi ha pure ferita. Io non posso mollare, accidenti. Devo continuare a percorrere la strada che mi piace meno e più vado avanti, più si allontana la strada che vorrei percorrere.
Ho questa fissa del tempo, questa angoscia che quello a disposizione é poco ed ho diritto di vivere e non sopravvivere, almeno solo per un pò.
E poi c'é questa cosa di essere nata nel posto sbagliato. Avessi almeno come sfondo della mia esistenza il paesaggio che desidero!
Non appoggiatevi più sulle mie spalle. Non riuscirei a sostenere il peso.Non chiedete a me di essere forte anche per voi, le mie forze le ho esaurite da un pò. Non aspettatevi che sia io a fare splendere il sole, ho appena tirato le tende. Non elencatemi i doveri. Li conosco a memoria e vorrei solo dimenticarli. Non sputate sentenze, vivete la mia vita camminando con le mie scarpe, vedrete quanto sia difficile.
E poi e poi, gente viene qui e ti dice di sapere già ogni legge delle cose.
E tutti, sai, vantano un orgoglio cieco di verità fatte di formule vuote...
E tutti, sai, ti san dire come fare,
quali leggi rispettare, quali regole osservare, qual'è il vero vero...
E poi, e poi, tutti chiusi in tante celle fanno a chi parla più forte
per non dir che stelle e morte fan paura...
Al caldo del sole, al mare scendeva la bambina portoghese,
non c'eran parole, rumori soltanto come voci sorprese,
il mare soltanto e il suo primo bikini amaranto,
le cose più belle e la gioia del caldo alla pelle...
Gli amici vicino sembravan sommersi dalla voce del mare...
O sogni o visioni, qualcosa la prese e si mise a pensare,
sentì che era un punto al limite di un continente,
sentì che era un niente, l'Atlantico immenso di fronte...
E in questo sentiva qualcosa di grande
che non riusciva a capire, che non poteva intuire,
che avrebbe spiegato, se avesse capito lei, quell' oceano infinito...
Ma il caldo l'avvolse, si sentì svanire e si mise a dormire
e fu solo del sole, come di mani future;
restaron soltanto il mare e un bikini amaranto...
E poi e poi, se ti scopri a ricordare, ti accorgerai che non te ne importa niente
e capirai che una sera o una stagione son come lampi, luci accese e dopo spente
e capirai che la vera ambiguità
è la vita che viviamo, il qualcosa che chiamiamo esser uomini...
E poi, e poi, che quel vizio che ti ucciderà non sarà fumare o bere,
ma il qualcosa che ti porti dentro,
cioè vivere, vivere e poi, poi vivere
e poi, poi vivere...
La storia di quella serie ricorda vagamente la trama di Rebecca la prima moglie. Diffida da chi dice di conoscere tutte le risposte. Sono le domande, e non le risposte, che fanno ricco un uomo. O una donna.
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