Il mio cuore é altrove

Pronti per festeggiare San Valentino? Se non avevo voglia di festeggiare il Natale, figurarsi se ho voglia di festeggiare l'amore, gli innamorati e il santo più smielato della storia. Ma poi San Valentino non era un martire e per giunta vescovo? E ti pare che mi metta a festeggiare prelati, vescovi, papi e sacerdoti proprio io? Certo sarebbe bello se potessi spogliarmi di tutti questi miei convincimenti e comportarmi da persona normale, ma é più forte di me. Il romanticismo mi dà noia. Non sono il tipo da dolori del giovane Werther. Io sono un tipo malinconico, ma per nulla romantico.
Questo mio povero cuore d'atleta maltrattato. Continua a resistere alle angherie dell'omino dispettoso che non é un uomo che amo non riamata. E' una pestifera e odiosa entità paraAnormale che si diverte a complicarmi l'esistenza. Se amassi festeggiare San Valentino questo piccolo omino bastardo rovinerebbe ogni cosa. E stavolta, l'idiota, dovrà aspettare qualche altra occasione o scegliere un contesto diverso nel quale organizzare  le sue machiavelliche trappole.
Ho comprato un nuovo vaso di fiori. Rose gialle. Le mie orchidee sono morte a causa della mia eccessiva devozione. Le ho annegate. Per paura che avessero sete. Non imparo dai miei sbagli. Da piccola ho trovato sul balcone un passerotto ferito. L'ho portato dentro e non sapendo cosa dargli da mangiare ho seguito l'insano consiglio materno. Briciole di pane inumidite in acqua. Detto e fatto. Ma quello sciagurato continuava a cinguettare ed io ad imbeccarlo e lui a mangiare. Più mangiava, più cinguettava e più io rincaravo la dose. Finché non l'ho sentito più frignare. L'ho trovato con il becco aperto, sdraiato su un lato e un pancione gonfio, gonfio. L'ho ucciso per troppa cura. Mi sono sentita un verme e vermi avrei dovuto dargli. Non le briciole di pane umide.  Non ho più ucciso animaletti, lo giuro. Ma me li hanno uccisi. Per esempio, come non ricordare il coniglietto selvatico che mio zio mi portò  una sera di ritorno dalle sue belle imprese. Un batuffolino grigio che io, seienne fissata con gli animaletti ho addestrato a regola d'arte. Il mio Fortunato. Così la mia mammina decise che dovevo chiamarlo. Purtroppo la mammina dimenticò che un coniglio mangia, ma digerisce e così, stufa di raccogliere pipì e palline di pupù sul piatto doccia, luogo che Fortunato aveva eletto come suo personale WC, decise di farmelo trovare la domenica successiva, accompagnato da olive e patatine fritte e di gustarne la prelibatezza assieme alla zia e allo zio. Non ho mangiato Fortunato. La carne di coniglio la odio, ma non ho mangiato nemmeno le patate e le carotine che hanno sfiorato il mio amichetto. Mi era sembrato strano che tornando da scuola il mio amico peloso avesse deciso di stare in compagnia di altri coniglietti perché in casa era triste. Proprio la mattina mia mamma aveva detto che era stanca di raccogliere cacca di coniglio in giro e che prima o poi avrebbe fatto una brutta fine. Ancora più strano era stato la domenica successiva, quando, andando in campagna da mia zia, avevo chiamato Fortunato dalla porta della sua nuova casa e Fortunato non era accorso. Lo faceva sempre. Molto, ma molto più strano che a pranzo ci fosse coniglio. Ho odiato tutti quanti e a ben pensarci li odio ancora. Se tua madre, donna che dovrebbe difenderti dai dolori del mondo ti fa questo, perché mai l'omino dispettoso dovrebbe avere pietà di me?





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