Tiratemi un salvagente. Io l'afferro al volo.
Da qualche giorno continuo a
scrivere e cancellare post lunghissimi. Mi comporto come se avessi un amico
muto accanto che può solo ascoltare e non fare repliche. Poi mi fermo, rileggo,
mi vergono e cancello. Mi vergogno perché continuo a lamentarmi delle stesse cose
a scadenze quasi fisse. Mi vergogno perché sento questo bisogno di raccontare a
qualcuno i miei problemi e non ho mai voluto farlo, ho sempre tenuto tutto per
me. Così scribacchio quello che sento e in fondo non ci sarebbe nulla del quale
vergognarsi.
Giusto ieri é passata una
settimana, ma la situazione non accenna a migliorare. Anzi, proprio ieri un’altra
cosa è andata storta, molto storta. Direi che se non è una catastrofe è un vero
e proprio disastro. Per favore, non
ditemi la solita frase delle disgrazie che non vengono mai da sole. Che è? Sono
timide? Hanno bisogno di accompagnarsi a qualche altra rottura di scatole?
Devono per forza presentarsi a cadenza settimanale? Il martedì, comunque, era
il giorno dell’Ispettore Barnaby. Il giorno nel quale torno in fretta e furia
dalla palestra, mangio la cosa più veloce da cucinare e digerire, faccio una
doccia a velocità della luce e poi, dritta spaparanzata davanti al camino per immergermi nella campagna inglese. Due
ore scarse di relax. Adesso nemmeno questo! E che cavolo. Perché sì, la
campagna inglese è bellissima, le storie raccontate mi piacciono, ma ho la
testa piena di quanto successo. Come faccio a rilassarmi?.
Che faccio? Mi faccio benedire? Mi sottopongo ad una
seduta contro il malocchio? Mi riempio le tasche di corna e talismani vari?
Consulto l’oroscopo sia per stare in casa che per uscire? Mi dite cosa faccio?
E perché non me ne sta andando bene una? Va bene, incasso e vado avanti, ma
posso dire di essermi definitivamente rotta le scatole? Posso dire che qualche
intoppo qua e là ci sta pure, ma uno appresso all’altro inizia a logorarmi i
nervi? E qual è la cosa più strana? E’ che sono talmente arrabbiata, stanca,
schifata che mi sento trasportata in un’altra dimensione, come se le cose
spiacevoli le stessi vedendo solo da lontano e non stessero succedendo a me. Un
po’ come quando si vede un film e ci si lascia trasportare dalla storia. Tutto
qui. Allora è vero quando dicono che la
sofferenza quando diventa troppa ci rende insensibili? Non lo so. Forse è solo
un modo per difendersi. Perché non ne ho altri. Intanto ieri dopo la botta mi
sono rialzata. Non mi accascio più, non ci riesco. Incasso e vado avanti.
Chissà ancora verso cos’altro ancora. A questo punto domandarselo è d’obbligo
non è sintomo di pessimismo cronico. Immagino la faccia dell’omino dispettoso!
Però, mio caro, questo modo di agire è tipico da vigliacchi, lasciatelo dire.
Facile fare del male in questo modo. Vorrei capire dove vuoi arrivare, ma penso
che manchi poco e me lo svelerai.
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