Desideri
Blu artico e Azzurro Cipro. Due
nomi per descrivere due diverse tonalità di indaco. Una più scura, l’altra più
chiara. Due colori per dipingere le pareti di casa mia. Per dare una parvenza
di cielo in autunno e di una stanza stile inglese in un casa radicata in una
terra arsa dal sole. Farò tutto da me. Ci impiegherò il mio tempo libero e
userò la mia creatività. Ci saranno una poltrona, tende in tessuto pesante con
i fiori, cuscini e una lampada modello Tiffany. Per non stare con le mani in
mano. Per non lasciarmi il tempo di pensare o considerare.
Fa caldo. Troppo caldo. E poi ho
sonno. Ho dormito poco, mi sono alzata molto presto. E’ presto, ma sono stanca
e lo sono pure di ascoltare in radio o in TV le allerte per la grande ondata di
caldo. Fa caldo e basta. Mica è una novità.
Avrei voluto fare un viaggio
quest’anno. Regalarmi anche solo una settimana lontana dalla quotidianità.
Anche se questo significasse traslocare al numero civico successivo. Anche
spostarsi di un solo isolato. Ma non lo farò.
Trascorrerò l’estate come ogni anno e come ogni anno brinderò all’arrivo
di Settembre sperando che l’anno che sta per arrivare sia meno ostile.
Sono qui, ma vorrei ritrovarmi in
una rue di Parigi. Seduta ad un tavolo di una pasticceria elegante a sorseggiare
un caffè e rosicchiare macarons.
Osservare la gente parigina che passa veloce, ma sempre con stile. Far finta di
leggere un giornale e cercare di interpretare tutta quanta la pagina mondana.
Comprare un baschetto, farmi incartare i macarons in quelle scatole crema e
cioccolato con la linguetta in raso per aprirle.
Stacco la calamita dal mio frigo,
naturalmente a forma di faro. Sul retro c’è scritto : A gift from Lands’End e
tutto ritorna su. Una nostalgia mista a dolore e malinconia. Un dolore che arriva
a ondate, belle alte. Perché ora so cosa c’è oltre la luce del faro. Il
difficile è trovare il modo di raggiungerlo.
E poi si aggiunge l’ansia da
compleanno e la voglia di fare un patto con il diavolo pure di fermare il
tempo. Il giro di Boa è vicino. Vorrei andare avanti prima che questo accada.
Perché ci sono gesti carini che
lasciano indifferenti e spesso infastidiscono pure. Mani di bambini, da tenere
e accompagnare che invadono di tenerezza, ma non basta solo questo. Ci sono
scelte ormai decise da tempo e poco coraggio per metterle in pratica. Persone
che entrano con prepotenza nella vita e poi escono codardamente dalla porta di
servizio. Progetti e buoni propositi costruiti su fondamenta di sabbia. Facce detestabili
che danno nausea. Doveri dei quali nulla
importa. Legami che non si possono nemmeno sciogliere perché non si sono mai
instaurati.
In più l’irrequietezza, quella
che assale quando ci si stanca di aspettare. La smania di buttare quattro cose
in un bagaglio a mano e partire e poi, come viene, viene. Le rughe che non si
notano allo specchio, ma sono immortalate nei primi piani delle foto. La tendenza ad andare indietro nel tempo,
tipica di chi invecchia. Le compagne di scuola che hanno figli in età da liceo,
un’auto da città e rapporti con il vicinato.
Ed infine la solitudine che ti
regna attorno e i gesti quotidiani. La casa silenziosa e gli oggetti disposti
in un rigido ordine. I soliti riti mattutini e gli stessi ritorni. Il telefilm
inglese della domenica pomeriggio e i ghiaccioli anti-caldo in frigo. Gli
stampi in silicone per gli immancabili muffins salva umore. E nuovi spazi da creare
per accogliere altre cianfrusaglie:
Una macchinetta per il caffè
all’americana; Un forno a microonde; La Scatola della Primavera delle
sorpresine Mulino Bianco; Una lampada modello Tiffany; Una lampada in ottone da
scrivania, modello biblioteche anglo-americane; Un animale da compagnia; Una
pianta di agrifoglio e una enorme biblioteca a parete.
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