Quanto costa la libertà

E questa proprio mi mancava. Sono riuscita ad addormentarmi in ufficio. Colpa dei lavori alla linea elettrica e a quella telefonica che ci hanno isolati per un pò, ma ho appoggiato la guancia sulla mano e mi sono addormentata. Di un sonno profondo, dolce, ho pure sognato. Roba da matti. Adesso, non dico di sentirmi riposata e rilassata, perché avrei voluto prolungare la pennichella, ma di sicuro il torpore é meno intenso di prima.
Pazienza se adesso ho male al collo, la testa é più pesante del corpo e ho gambe e braccia indolenzite. Intanto sono quasi le cinque. Fra un'ora e mezza uscirò da qui, arrangerò qualcosa per cena, farò una doccia tonificante e mi godrò il resto della serata in totale relax.
Di solito, quando dico così, succede sempre qualcosa. Io e il relax non ci frequentiamo spesso. Sono sempre in perenne tensione, sempre agitata, arrabbiata, stanca, sconsolata, delusa, nervosa, frustrata perché non riesco a trovare una soluzione ai miei problemi. Sarà per questo che poi mi addormento sulla scrivania quando mi devo forzatamente fermare?
Un altro evento terrorizzante si profila all'orizzonte: le ferie estive. Due settimane di vacanza, poi rientro e poi di nuovo pausa. A casa, con il caldo, con la solita costrizione morale della solita spiaggia. Il parasole, l'ombrellone che non regge se c'é vento, le mie famose abbronzature con la forma della mano sulla spalla, quindicimila riviste diverse per compensare i miei salti di umore, la mia nuova riluttanza nell'entrare in acqua e il mio non volerne più uscire. Il caldo afoso dalle due alle otto, le maledizioni lanciate ai turisti che passeggiano con le cartine in mano in pieno mezzogiorno e il sole che picchia impietoso. La mia carenza d'appetito e la mia sete sproporzionata. I ghiaccioli salvavita nel freezer e il frigo pieno di meloni gialli. Litri di tè freddo alla menta e conti alla rovescia dei giorni che mancano perché pur vivendo male tutto quanto non ho voglia di rientrare.
E invece tutto dovrebbe essere disposizione d'animo, voglia di uscire e di scoprire posti nuovi, strade strette che portano a brughiere, cieli mutevoli e fresche brezze, confortevoli sale da tè, negozietti di cianfrusaglie, serate nei pub e passeggiate notturne e gente pittoresca da conoscere. Dovrebbero essere letture su una panchina di fronte al mare, giardini sul retro di case con i portici, case colorate di azzurro e finestre bianche, barchette attraccate in piccoli porticcioli, canti di gabbiani e aria salmastra.
Vabbè, anche quest'anno dovrò ascoltare i racconti degli altri. Quest'anno di sicuro, ma il prossimo, forse, le cose potrebbero cambiare.

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