Time Passages


Sono nata da appena nove ore. Avrei già dovuto ricevere auguri e regali. Formali e meno formali. Sentiti o dovuti. Però riceverli. Avrei dovuto recarmi in ufficio con il vassoio carico di pasticcini e lo spumante dolce, perché quello secco non piace quasi a nessuno. E’ la regola, la staffetta dei compleanni.  Chi si ricorda di me, però, sa che l’evento non deve essere reso pubblico. In tutta onestà non mi piace festeggiare il compleanno e meno che mai con gente che non stimo.  
Come ogni anno ho ricevuto gli auguri delle solite sette persone. Non li conto per avarizia sentimentale, ma perché gli altri pseudo-amici, quelli che hanno ricevuto cartoline, telefonate, fiori, piantine, dolcetti,  dediche personalizzate di auguri da parte mia, come al solito, hanno dimenticato. Poi fra un paio di giorni qualcuno dirà che aveva la testa altrove. Ogni anno una scusa nuova, quest’anno potrebbe essere il caldo che scioglie le memorie.
Perché gli auguri sono importanti. Non si tratta della legge della bilancia. Significa pensare ed essere pensati. Significa avere un posto speciale nel cuore di qualcuno. Per questo non sono ipocrita. Se faccio gli auguri li faccio perché li sento, sennò glisso.
Per questo entrare nel mio bar preferito come ogni mattina e sentirsi fare gli auguri dalla nuova banconista, ti stupisce e ti fa piacere, perché il gestore che non è un proprio l’amico con cui passi le sere libere, si ricorda ogni anno puntualmente di te. Perché ti anticipa gli auguri tramite lei e poi ti telefona per farteli in prima persona. Sembrerà una cosa sciocca, ma è tenera a suo modo.
Proprio per questo ti chiedi perché mai la gente che ti è meno amica  ti vuole più bene di chi si professa tale. Ha più tempo per te di chi usa solo scriverlo per finire un periodo stringato di una mail.
“Io ci sarò sempre”. Bisogna prestare attenzione a queste parole, a meno che non si aggiunga: “finché non ho le paturnie, finché non ho da fare o da divertirmi, finché non devo limarmi le unghie o comprare un abito nuovo  o lamentarmi del nulla o intrecciare perline”.
E intanto il mio compleanno è quasi passato. Nell’anonimato si dovrebbe aggiungere. Come volevo io, potrei replicare.  Non resta niente se non un giorno nel quale si riceve qualche bacio o qualche telefonata in più, ci si illude che ogni anno possa essere speciale, ci si rende conto che non lo è mai. Finché anche il ricordo viene cancellato e si passa oltre, si passa a sognare le mete desiderate fino a renderle vicine, vicine se prese con entusiasmo o lontane, lontane, se ci si lascia prendere la mano dal pragmatismo.
Questo è il mio 39 esimo compleanno. Lo ammetto, non sembrerebbe, ma lo è. E’ pure un bel numero, un numero è il multiplo dell’altro. Magari sarà magico, magari no. Intanto perdendo tempo a blaterare è quasi passato. L’ho già detto che è quello che volevo?

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