La casa dei brutti ricordi.
La verità fa sempre male o il grado di dolore é correlato alla persona che te la dice questa verità? Trovare sempre e comunque il lato negativo delle cose dipende da una grossa dose di frustrazione o dall'obiettività che deriva dal saper osservare il mondo che ci circonda? Una decisione va presa seguendo cuore e mente o bisogna lasciarsi andare a seconda dell'umore della giornata? Se il momento migliore della giornata arriva quando da sola, dopo una lunga doccia, mi siedo sul divano a scribacchiare questi miei bla, bla, bla, significa che qualcosa non quadra nella mia vita sociale o che sono abbastanza matura da permettermelo?
Io dovrei decidere e invece so farmi soltanto delle domande.
Non sono mai stata tanto dura con gli altri, quanto lo sono stata e continuo ad esserlo con me stessa. Mi sono costretta ad assumere il ruolo di quella forte e non mi concedo un cedimento. In questo modo sto violentando il mio vero essere o sto lavorando bene affinché diventi forte come una roccia?
Fino a qualche tempo fa adoravo leggere i segni. Segni che trovavo sparsi un pò ovunque. Adesso non riesco a vederne uno. Sarò disincantata o sarò inaridita. Resta il fatto che devo decidere. Quel che non va, in questa danza di indecisioni é che io saprei già cosa realmente fare. Ma é l'unica cosa che non posso fare o tentare. Avrei già selezionato le maglie e i pantaloni da portare, i libri che verrebbero con me e senza rimpianti e magoni volerei via. Se escludo questa opportunità decidere se tenere o lasciare diventa difficile quanto risolvere l'enigma della sfinge.
Qualunque azione intraprenderò sarà sempre adulterata dal dubbio che sia stata presa in modo non equo, non obiettivo.
O forse, questo è il caso nel quale mettere davvero un punto e andare avanti. Di sicuro non ho fallito, di certo ho perso tempo. Ma non ho perso tempo in modo piacevole, come quei nobili antichi che passavano l'intera esistenza fra feste e visite di piacere. Avrò buttato il tempo sciupandolo come una cicala che canta o frigna senza mai nulla fare.
In queste quattro mura é rimasto un pezzo del mio cuore o questi giorni passati hanno divorato tutto quanto? Questa resistenza a cedere e basta é dovuta all'orgoglio o ad un sentimento represso che ogni tanto cerca di salire in superficie?
Io questa casa la odio e basta o dico di odiarla perché sento che é lei ad odiarmi? E forse non ha torto. Bisogna sapersi prendere cura di chi si ama ed io non ho modo di farlo. Vedendola appartenere ad altri, proverò rabbia? Gelosia? Invidia? Senso di fallimento? Oppure avvertirò sollievo come quando ci si sveglia da un incubo?
E se la negatività non la lasciassi fra queste quattro mura andando via?
Se decidesse di seguirmi?
Allora cosa faccio? Mi butto? Oppure scelgo il rischio di rimanere?
Questo é proprio il caso di dire "Ah, se solo i muri potesero parlare!".
se ne hai le possibilità, fai le valigie ;) la grinta la troverai al secondo passo
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