Thinking about

Godrevy's Island. Durante una tipica giornata uggiosa inglese e aggiungerei pure ventosa e fredda. Un altro faro che si aggiunge alla mia collezione. Ora sono a casa, presa per i capelli e catapultata nella realtà quotidiana. Non ho avuto il risveglio piacevole di chi ha vissuto un sogno. Non sono stata trattata con garbo e gentilezza. I problemi non si fanno scrupoli. E spesso neppure i parenti! Così, se pensavo che il ritorno sarebbe stato triste adesso posso aggiungere che é stato pure traumatico. E sono qui con i miei pensieri, in compagnia dei miei crucci che cerco di scacciare i sensi di colpa e ritorno ad arrovellarmi il cervello, cercando di trovare una via di fuga. E non basta nemmeno più la mia famosa tazza di tè a coccolarmi l'anima perché qualcuno ha deciso che devo essere io a trascinarmi dietro la pesante coltre. Proprio io ed il mio tempo libero quasi zero. Io e i miei mille pensieri e incombenze. Io che devo sempre dare e mai ricevere. Io che avevo avvisato, proposto, pronosticato, predetto e che, accidenti a me, avevo indovinato anche questa volta. Io che odio le mafiose strategie familiari. Io che faccio, ma non devo per forza eseguire gli ordini. Io ho una vita da vivere. Anche se non ho figli appesi al grembiule. Io ho me stessa da accudire e una strada da intraprendere. I miei giudici pensano di avermi già comunicato la condanna, ma é meglio che cambino registro e pena. Non starò a farmi trattare da zerbino. 
A parte questo sto cercando di aprire uno spiraglio a questa vita solitaria. E forse, come si dice sempre, se penso meno al problema, la soluzione la trovo. All'improvviso.

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