Buon Natale
La gente viaggia per sete di
conoscenza. Per curiosità. Per rilassarsi fra acque cristalline, palme e
spiaggie dorate. Per fuggire dal quotidiano. Per sete di avventura. Molta gente
lo fa perché va di moda. Per vantarsi con gli amici. Io viaggio per tornare a
casa. Quando posso. Poche volte. Ma torno a casa.
Conosce Boscastle? E’ un piccolo
villaggio della Cornovaglia che dà sull’Oceano Atlantico. E’ una strada divisa
in due da un piccolo ruscello che, se lo segui, ti porta dritto all’oceano. E’
una cartolina animata che, se togli i negozi di souvenir, riserva piacevoli
sorprese. La pittrice Wiccan che vende quadri, il mercatino delle pulci sul
giardino, il Witchcraft Museum e il personale cortese, le case pittoresche
arroccate sulle colline, l’ineguagliabile canto dei gabbiani. Boscastle è una
strada con il fiume in mezzo, ma è tante cose ed ancora di più. E’ il mio
cammino di Santiago. La rosa del Piccolo Principe. La Laura di Petrarca. E’ il vestito che vi calza a pennello e non
vorreste più togliervi.
Mi sento a casa anche a Godrevy
Island. Anche se non ci sono case, ma solo scogli, brughiere, oceano, e un faro
che, se visto in una giornata nuvolosa, sembra un quadro metafisico. E mi sento
a casa anche percorrendo quelle lunghe e strette stradine di campagna che
sembrano portarti nel nulla per aprirsi, poi, improvvisamente verso sterminati
paesaggi o pittoreschi villaggi. E c’è sempre un pub fuorimano che fa chiedere
a te stesso dove sei finito, ma appena entrato non vorresti più andare via. Vorrei
proprio tornare a casa anche la prossima estate. Ma poi penso che c’è un altro
posto che potrebbe essere casa mia e penso sia arrivato il momento di andarci.
Perché è stato un anno lungo e faticoso. Perché l’inquietudine di restare qui inizia
a farsi sentire. Perché sento il bisogno fisico di essere lì. Perché sono
sicura che vada fatto. E per tanti altri motivi che non sto qui ad elencare.
Avrei voluto chiudere l’anno
raccontando di me tante nuove cose. Avrei voluto scrivere dei miei progetti
andati in porto. Avrei voluto parlare dei miei tentativi di cambiare vita.
Raccontare delle persone nuove che ho conosciuto. Delle belle esperienze
vissute. E in questo caso le delusioni, i rifiuti, le arrabbiature, le spalle
voltate, i falsi sorrisi e la finta disponibilità avrebbero assunto un sapore
meno amaro.
E arrivato, invece, un Dicembre
più freddo di come me lo aspettassi. E non parlo di temperature.
Io l’impegno ce l’ho messo tutto
a partire dalle cose più frivole. Sono tornata al mio carrè da capelli che
erano corti un centimetro. Ho ritagliato a forza del tempo per me fosse solo
per passarsi lo smalto. Indosso le gonne in inverno e questo vuol dire usare le
tanto odiate calze. Ho fatto le extension alle ciglia e ho avuto il coraggio di
uscire fuori di casa. Ho fatto la manicure per la prima volta. Per la prima
volta ho sbattuto il frontalino dell’auto su uno scalino troppo alto rovinando
un po’ la vernice. Ho rubato a me stessa due giorni a settimana per accudire
qualcuno che suo malgrado è diventato un peso e non mi sono mai lamentanta un
secondo. Ho lasciato che gli altri prendessero il merito. Ho detto che andava
bene proprio quando bene non andava. Ho ascoltato le lamentale più insulse e
inutili mostrando partecipazione. E poi? E poi ho esaurito le energie.
Ho comprato un abete vero e l’ho
addobbato di bianco. Speravo tornasse lo spirito natalizio che c’era qualche
mese fa. Invece è l’albero più freddo che ho io abbia mai addobbato. Se ne sta
lì, poverino, intento nella sua rappresentazione muta di un natale che non è più
natale. In una casa che doveva accoglierlo ed invece si limita soltanto ad
ospitarlo. Deficitario della mia attenzione. Quella stessa attenzione che ho
prestato ad ogni singolo rametto di quello stupio albero artificiale dell’anno
scorso. E con l’anno scorso non si sono esaurite solo le ferie, andate tutte a
ramengo. Spero finisca presto questo natale. Che lo festeggino pure gli altri.
Ho smesso di amare chi non mi ama.
tutti gli altri BUON NATALE.
Commenti
Posta un commento