Mi apro alla chiusura

 
 
Che fosse arrivato il momento di salutare lo sentivo da un po’. A dicembre stavo scrivendo il post dell’addio ma un evento estraneo alla cosa mi aveva impedito di farlo. Il giorno dopo, penso più per pigrizia che per convincimento, ho deciso di continuare. Mi sono detta che quell’impedimento era un segnale, un consiglio a non smettere. Però, ogni volta che scrivevo un post, anche il solo pensiero del blog, mi facevano tornare in mente quella decisione. Ogni volta l’intenzione diventava sempre più convinzione e il dispiacere dell’addio ha finito per cedere il posto al sollievo.
Restare qui, a scrivere di me, dei miei problemi che non si risolvono mai, ma mutano e si amplificano mi fa più male che bene. E se da una parte questo blog è stato una splendida valvola di sfogo, dall’altra si è trasformato nella reiterazione costante dello stesso sbaglio. Ed ho capito da un po’ che a furia di grattarsi la pelle sempre sullo stesso punto si finisce per asportarla e il prurito si trasforma in bruciore, in dolore. Sensazioni di sicuro peggiori.
Ed io non sono così. So quanto possa essere comodo piangersi addosso. In certi casi sembra proprio che non resti altro da fare. Io non voglio farlo più.  
Non sono più la stessa persona che scriveva in questo blog.  E nemmeno tanto sicura da amare ancora così tanto la pioggia e i cieli grigi. Non ci sono aspetti negativi e positivi in questo. La vita ci plasma. Io sono stata una creta abbastanza dura da modellare, ma la vita ha tempo e pazienza ed io ho smesso di opporre resistenza.
E quando ho smesso di farlo ho scoperto che ci sono tante cose nuove e non sempre brutte che vale la pena scoprire.
Ci ho messo il cuore in questo blog. E rileggendo, a caso, qualche post, non posso fare altro che confermarlo.
Ci sono io fra pregi e difetti. Fra alzate di ingegno e vergognose banalità. Fra umore altalenante e piagnistei. Fra mille progetti pensati e mai intrapresi, fra delusioni e piccole gioie. Ci sono io, o meglio ancora, quella che ero.
Si mette un punto e si va a capo. Si mette un punto per iniziare una nuova storia. O si mette un punto e basta.
Di sicuro non si ritorna indietro. Quello si può fare quando si ha voglia e tempo di rileggere. E non è ancora tempo e non ho ancora voglia.
Quindi ho deciso. Smetto qui. Abbraccio quelli che hanno condiviso più o meno costantemente un pezzo di strada, o un pezzo di vita, con me.
Saluto il mio Faro. Ma prima faccio un giro per le stanze. Parto dalla lanterna, dalla quale osservavo, inosservata il mondo. Scendo in sala macchine e spolvero per l’ultima volta i vecchi ingranaggi. Mi fermo nel dormitorio da dove ho sognato anche ad occhi aperti. Prendo il borsone da viaggio che ho già riempito, ma lascio questo diario virtuale sul comodino. Non lo porterò con me. Scendo giù, spengo le luci, apro il portone. Mi soffermo a guardare il mare. Respiro per l’ultima volta quell’aria che non sentirò più. Mi chiudo il portone alle spalle. Abbottono il cappotto, mi avvolgo nella mia sciarpa azzurra e vado via senza mai voltarmi indietro.
Kenavo.
 

Commenti

  1. Peccato! ma era nei numeri da 107 post del 2007 a 32 (meno di uno a settimana) del 2013.

    Metti un link dove ti si potrà vedere/leggere se riprenderai a scrive.
    A me leggere il tuo blog ha fatto bene e pensare in fasi diverse della mia vita.

    Alles Paletti
    (ancora sotto la neve)

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