Per dieci minuti
Potrei rosicchiare un'incudine o il ciondolo della mia collana e l'effetto sarebbe uguale.
Ho fatto scorta di libri da leggere durante le vacanze. Due, in particolare, li ho già divorati. Sono di Chiara Gamberale. Che ho sempre snobbato. A torto.
Questa donna scrive benissimo. Sa cosa e come scriverlo. E da un suo libro ho deciso di trarre consiglio. Applicherò anche io la tecnica dei dieci minuti.
Per dieci minuti, una volta al giorno, dovrò fare qualcosa che non ho mai fatto e non mi sarebbe mai venuta in mente di fare.
Oggi, ho rivolto la parola ad un persona estranea. Non sembra chissà quale azione pazza o coraggiosa. Ma se mi conosceste, sapreste che non sono il tipo che attacca bottone. In genere, se mi capita di stare in mezzo alla gente, in una sala d'attesa, dal parrucchiere, in coda in qualche sportello, me ne sto in silenzio, in disparte. Libro in mano. Mi estraneo. Fino a quando non é il mio turno.
Stamattina era iniziato tutto come al solito. Arrivo all'appuntamento, saluto. Mi siedo. Apro il libro e mi estraneo. Ma la signora vicino a me ha detto una frase che mi ha colpita. Stavo per fare finta di nulla. Mettere a tacere l'istinto. Poi, mi sono ricordata dei dieci minuti. E ho posto la domanda.
Dalla domanda é nata una discussione che é durata più di dieci minuti. Da questa discussione ho appreso molte cose. Ne ho capite altre. Ho imparato pure un'importante lezione.
Sono rientrata al lavoro più contenta. Non tanto per aver forzato la mia naturale inclinazione alla misantropia, ma per quello che ne é venuto dopo. Aver toccato con mano che dalle piccole cose ne può nascere una immensa. Che le grandi cose non per forza sono oggetti, cose materiali che si tastano con mano. Possono essere rivelazioni. Piccole o grandi verità che non ti si erano mai svelate.
E da un inizio può nascere la voglia di continuare l'esperimento non perché ormai era in programma. Ma perché ne hai afferrato il senso. E hai capito che vale la pena provare.
Questa donna scrive benissimo. Sa cosa e come scriverlo. E da un suo libro ho deciso di trarre consiglio. Applicherò anche io la tecnica dei dieci minuti.
Per dieci minuti, una volta al giorno, dovrò fare qualcosa che non ho mai fatto e non mi sarebbe mai venuta in mente di fare.
Oggi, ho rivolto la parola ad un persona estranea. Non sembra chissà quale azione pazza o coraggiosa. Ma se mi conosceste, sapreste che non sono il tipo che attacca bottone. In genere, se mi capita di stare in mezzo alla gente, in una sala d'attesa, dal parrucchiere, in coda in qualche sportello, me ne sto in silenzio, in disparte. Libro in mano. Mi estraneo. Fino a quando non é il mio turno.
Stamattina era iniziato tutto come al solito. Arrivo all'appuntamento, saluto. Mi siedo. Apro il libro e mi estraneo. Ma la signora vicino a me ha detto una frase che mi ha colpita. Stavo per fare finta di nulla. Mettere a tacere l'istinto. Poi, mi sono ricordata dei dieci minuti. E ho posto la domanda.
Dalla domanda é nata una discussione che é durata più di dieci minuti. Da questa discussione ho appreso molte cose. Ne ho capite altre. Ho imparato pure un'importante lezione.
Sono rientrata al lavoro più contenta. Non tanto per aver forzato la mia naturale inclinazione alla misantropia, ma per quello che ne é venuto dopo. Aver toccato con mano che dalle piccole cose ne può nascere una immensa. Che le grandi cose non per forza sono oggetti, cose materiali che si tastano con mano. Possono essere rivelazioni. Piccole o grandi verità che non ti si erano mai svelate.
E da un inizio può nascere la voglia di continuare l'esperimento non perché ormai era in programma. Ma perché ne hai afferrato il senso. E hai capito che vale la pena provare.
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