Capita?
Capita. Capita che la morte ti passi di
striscio. Che colpisca qualcuno che conosci, ma non é tuo amico.
Qualcuno che non é uno sconosciuto qualsiasi, ma qualcuno che hai
visto poco tempo prima correre, passeggiare, impegnato nella solita
routine quotidiana. Capita che la sua età sia proprio uguale alla
tua e che questo ti porti a pensare. A pensare che la vita deve avere
un percorso ed un compimento. Non si può interrompere un percorso
così. All'improvviso. E' senza senso. Capita, ascoltando l'omelia
del sacerdote, al funerale di questa persona che non ti era amica, ma
per motivi che non sto a raccontare sei andato, che le sue parole non
confortino, siano tante, vomitate una appresso all'altra, ma siano
vuote e prive di senso, prive di perché. Capita che la prospettiva
della propria morte faccia un po' meno paura e che quella dei propri
cari ti terrorizzi e non sapere nemmeno il perché. Capita che l'idea
delle proprie ceneri disperse in mare renda meno cupa la fine. Capita
che la morte ti passi di striscio un'altra volta. E tocchi ancora a
qualcuno che non era un tuo amico, ma nemmeno un perfetto
sconosciuto. Qualcuno che ti faceva il filo quando eri ragazzina e a
cui tu, avevi detto di chiamarti in un altro modo. Qualcuno che
prendevi in giro, senza malizia, ma lo facevi. Qualcuno che, ogni
volta che lo incontravi, ti faceva involontariamente sorridere,
perché tornavi indietro con il pensiero a quando pensavi che la vita
doveva avere necessariamente un percorso e solo poi un compimento. E
invece così proprio non é.
Capita di passare un fine settimana
intero pensando a queste persone che non ci sono più. Persone che
non hanno condiviso nulla con te, eppure erano lì, facce note, punti
fermi, non fari, solo punti fermi della tua quotidianità. E capita
che inizi a temere di non riuscire nemmeno tu ad avere un compimento.
Ti guardi attorno e vedi che tanto c'é da fare e ti affanni per
fare, ma ti chiedi pure il perché. Perché anestetizzarci con le
cose di tutti i giorni dovrebbe aiutare a non pensare che potrebbe
non esserci un compimento del percorso. Che il percorso potrebbe
spezzarsi quando meno lo si aspetti. Capita che a furia di notare
tutti questi piccoli dettagli ci si immalinconisca e ci si metta ad
aggiungere dettagli su dettagli, cose piccole su altre piccole cose
fino a provare tristezza per quella piccola edicola chiusa, per
l'ipermercato che ha preso il posto dell'autosalone che ogni giorno
ti costringeva, ferma in coda, a guardare la tua testa riflessa sulla
vetrina. E la tua testa sembrava essere dentro l'auto dei tuoi sogni.
Capita sì e capita pure di notare che
sia tu solo ad afferrare i dettagli. Eppure chissà quanta gente c'é
che si interroga allo stesso modo e si immalinconisca seppur per
motivi diversi dai tuoi.
Capita che ascoltare Kiss di Prince ti
metta di buonumore quando proprio non hai voglia di ridere. Capita
che la faccia di una scimmia fra le immagini di Google ti faccia
sorridere. Capita che spunti pure l'arcobaleno che cerchi ogni volta
che piove scrutando il cielo. Capita che l'albero di natale troppo
grande per la stanza e che sembra catapultato dal cielo non ti dia
nemmeno fastidio, anzi ne vai fiera perché é venuto proprio bello.
Capita che pasticci la ricetta dei biscotti e invece di arrabbiarti
ti metti a ridere e ricominci. Capita che ti torni la voglia di
ricominciare con qualsiasi cosa. Con i tuoi progetti, ad inseguire i
tuoi sogni, a progettare vendette, ad organizzare i tuoi ozi.
Qualunque cosa.
Capita pure che una delusione, un
piccolo tradimento uno sgarbo ricevuto serva a dare il colpo di
spugna definitivo. E ti senti liberata e libera dall'obbligo di
recitare una parte che proprio non ti andava. Capita anche questo.
Capitano tante cose. Molte cose spesso sono brutte. Altre normali,
mai sensazionali. Ma capitano. Significa che il cammino si sta
percorrendo. Nonostante si tema il mancato compimento.
capita che ti lascio gli augiri di Natale, sperando tu abbia ri-esumato l'albero dal suo sacco ;-)) (ma da quelle parti non fate il presepe? mhbo)
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